Proprietà industriale, fattore chiave per lo sviluppo sostenibile

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La proprietà industriale e la sua tutela sono elementi fondamentali per dare uno sviluppo sostenibile alle attività imprenditoriali. Questa l’analisi di Francesca Sales, comunicatrice ed esperta di questioni economiche e finanziarie. Un approccio proattivo alla materia può rappresentare un vero punto di svolta per le imprese del nordest. 

La tutela dei diritti della proprietà intellettuale è da sempre uno degli ingredienti fondamentali per la costruzione di imprese forti e competitive, capaci di investire e tutelare la propria creatività e la propria portata innovativa, creando così valore aggiunto. Con l’affermarsi dei nuovi modelli di economia sostenibile delineare strategie di protezione e valorizzazione dei propri asset e definire una strategia per affrontare questa sfida con strumenti adeguati diventa fondamentale. 

Il quadro normativo non sempre è in grado di tenere il passo di una innovazione che procede a ritmo incalzante, ma l’attenzione delle istituzioni verso la tutela delle produzioni sostenibili è alta e il dibattito sta prendendo quota. Nel giugno scorso il Consiglio economia e finanza (Ecofin) dell’Unione europea ha approvato le conclusioni sulla politica in materia di proprietà intellettuale (Pi).  I ministri hanno ricordato che la proprietà intellettuale è “un importante motore per l’innovazione, la competitività, la crescita economica e lo sviluppo sostenibile e un fattore chiave per il trasferimento di conoscenze e tecnologie”. Le conclusioni hanno affrontato proprio il ruolo della Proprietà Intellettuale per le transizioni verdi e digitali, in particolare per le Pmi. 

E’ proprio il mondo delle Pmi quello che sembra avere più bisogno di strutturare un sistema di difesa adeguato. Una ricerca congiunta del 2019, dello European Patent Office (EPO) e dello European Union Intellectual Property Office (EUIPO), “High Growth Firms and Intellectual Property Rights”, ha acceso i riflettori sulla correlazione tra la possibilità di crescita delle PMI e la loro capacità di gestire e valorizzare i diritti di proprietà intellettuale (brevetti, marchi, design, diritto d’autore). In sostanza una Pmi in un settore a basso tasso di tecnologia ha il 172% in più di probabilità di diventare un’impresa ad alto tasso di crescita, qualora detenga uno o più brevetti. 

Le questioni connesse allo sviluppo sostenibile sono entrate ancora di più nel dibattito pubblico a seguito delle catastrofi ambientali attribuibili ai cambiamenti climatici e al diffondersi su base planetaria della pandemia Covid-19. Un tema che in queste ore il grande vertice internazionale COP-26 ha rilanciato davanti all’opinione pubblica mondiale. Se lo sviluppo sostenibile implica interventi relativi a crescita economica, inclusione sociale, protezione dell’ambiente, toccando tutti gli aspetti della vita umana sulla terra per preservarla a favore delle future generazioni, in questo quadro anche i diritti di proprietà industriale (DPI) sono oggetto di discussione in relazione ai loro effetti sulle strategie orientate alla transizione green.

E’ chiaro che è necessario avere un approccio maturo alla questione. Bisogna comprendere che i diritti di proprietà industriale giocano un ruolo fondamentale nella promozione della ricerca, nella diffusione dell’informazione tecnico-scientifica e nella creazione di tecnologie e prodotti innovativi, ma devono essere tutelati e creare valore nel tempo per chi li produce. Sostenere che i diritti di proprietà industriale rappresentano una barriera all’utilizzo dell’innovazione è una contraddizione in termini, semplicemente perché senza i DPI non ci sarebbe quella innovazione. Non bisogna dimenticare poi – ad esempio prendendo spunto dal dibattito sui vaccini – che sono previste eccezioni al diritto esclusivo del titolare sul proprio brevetto e gli stati possono concedere a terze parti licenze obbligatorie sui brevetti quando sono essenziali a contrastare le emergenze. Così come nella brevettazione di nuovi materiali ecosostenibili si ricorre a volte anche ad approcci alternativi rispetto al semplice monopolio, ad esempio attraverso la condivisione tramite licenza e tramite il cosiddetto pooling.

Il sistema di tutela del know-how può naturalmente essere migliorato, ma deve essere chiaro che i Diritti di Proprietà Industriale sono un incentivo alla creatività e uno strumento necessario alla tenuta del sistema nel suo complesso e in particolare un fattore strategico per la diffusione di tecnologie green, settore per sua natura votato all’innovazione. Rafforzare le tutele sulla Proprietà Industriale, insomma, non serve a frenare, ma al contrario ad abilitare e accelerare la transizione verso un vero sviluppo sostenibile.

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