Dopo un anno di stop, riecco la transumanza

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Le vacche sono tornate domenica 3 ottobre nella stalla padovana di San Pietro in Gù, nel padovano, partendo dalla Malga Rossignol di Lusiana Conco nell’Altopiano vicentino passando per Marostica. Hanno percorso una trentina di chilometri insieme agli allevatori e sono state salutate da centinaia di cittadini che le hanno accolte durante il tragitto. Questo viaggio seppur breve di 150 capi  testimonia il ritorno alla tradizione della transumanza, rito che si perpetua nel tempo, rinnovato in questa edizione, pur sempre regolamento dalle disposizioni limitate, dopo il blocco dell’anno scorso a causa della pandemia. Più fotografati delle star, riprese dai cellulari, immortalati in tanti selfie tutti i bovini con i loro campanacci hanno rispettato una buona prassi agricola: quella dello spostamento della mandria dai pascoli della montagna a quelli della pianura. Una vera e propria festa per le famiglie, i grandi e più piccoli accorsi tutti a vedere da vicino gli animali.  Insieme agli agricoltori anche le autorità locali: uno schieramento di primi cittadini e assessori dei comuni di San Pietro in Gù, Gazzo, San Giorgio in Bosco, San Martino di Lupari e Pozzoleone che hanno cosi sugellato l’importanza della presenza delle aziende zootecniche del comprensorio.

“Dalle Dolomiti fino all’Altopiano dei Sette Comuni di Asiago per giungere nei paesi a valle in questi giorni si è compiuto un cammino – commenta Chiara Bortolas presidente regionale di Donne Impresa – attraversando sentieri, centri urbani, pecore e bovini hanno compiuto la transumanza riconosciuta dal 2019 “Patrimonio Immateriale dell’Unesco”. Un continuo rinnovarsi delle gesta tramandate da intere generazioni che alla luce delle nuove disposizioni e delle conseguenze dell’emergenza sanitaria acquista un valore culturale, economico, sociale e turistico senza eguali. I Sindaci con il loro tricolore confermano il loro tributo istituzionale testimoniando anche l’importanza strategica delle “vie dei pascoli” spesso cancellate dal cemento e da rivedere in una mappa aggiornata. A tal proposito – ricorda Chiara Bortolas – Coldiretti Veneto ha ispirato una specifica legge regionale approvata la scorsa legislatura, ancora in attesa di essere applicata”.

“Questa normativa è il coronamento di un progetto promosso dalle agricoltrici di Coldiretti – aggiunge  Valentina Galesso, leader delle agricoltrici di Coldiretti Padova – e rappresenta una presa di coscienza anche politica di una realtà strategica per la salvaguardia del patrimonio zootecnico, la conservazione delle razze in via d’estinzione per la produzione di formaggi e tipicità locali altrimenti perdute. Con l’urbanizzazione delle campagne, i vincoli amministrativi,  regole rigide, le sanzioni previste,  la scarsità di prati, la presenza degli animali selvatici e i grandi carnivori, le ordinanze sanitarie la transumanza rischia ancora l’oblio. La Regione del Veneto ha la possibilità di riscrivere la storia facendo da pioniera ancora una volta a livello italiano. Nello spostamento di bovini e ovini alla ricerca di prati adatti non c’è solo un’abitudine tramandata da intere generazione c’è soprattutto una prassi ecosostenibile che porta bovini e ovini alla ricerca di prati adatti alla buona alimentazione necessaria alla produzione di latte, carne di alta qualità. La nota dolente viene dalle sanzioni e dalle diverse disposizioni che ogni amministrazione applica a chi svolge questa attività di pastore transumante –  conclude Galesso – non è semplice in un contesto sempre più urbanizzato trovare siti disponibili dove sostare con le greggi, altrettanto difficile è improvvisare tragitti alternativi tra divieti e permessi imposti da varie autorità di controllo”. Tra gli obiettivi dell’impegno di Coldiretti c’è anche l’armonizzazione dei regolamenti previsti.

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