Padova, Europa: splendono (di nuovo) i ritratti nella Sala dei Quaranta Unipd

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La Sala dei Quaranta di Palazzo Bo prende il nome dai 40 ritratti collocati alle pareti: si tratta di illustri universitari stranieri provenienti da tutti i paesi d’Europa che studiarono all’Università di Padova. Essa documenta il ruolo dell’Ateneo come centro propulsore di incontri, di libertà, di scambi e diffusione della cultura. Nella Sala, che ospita anche la storica cattedra lignea di Galileo Galilei, sono esposti inoltre sette antichi labari delle Facoltà, a lungo utilizzati nelle cerimonie istituzionali dell’Università. Il 2022, anno delle celebrazioni degli 800 anni, è anche l’occasione per valorizzare l’immenso patrimonio che contraddistingue la nostra Università, per rileggere la lunga storia che ci ha portato fin qui, per evidenziare il ruolo dell’Ateneo nella diffusione dei saperi, per potenziare la dimensione internazionale che è stata il suo tratto distintivo fin dalle origini. La Sala dei Quaranta è diventata a maggior ragione uno dei principali oggetti di valorizzazione del patrimonio storico artistico del nostro Ateneo realizzato in vista dell’Ottocentenario.

Con il Progetto Sala dei Quaranta sono stati raccolti i fondi per il restauro completo delle tele e dei labari. A fine ottobre 2020 sono iniziati i lavori di restauro sulle prime 14 tele con un laboratorio allestito all’interno di Palazzo Bo, nell’Aula di Lettere, mentre a settembre 2021 si sono ultimati i restauri di tutte le 40 tele che compongono l’arredo pittorico della Sala dei Quaranta. Il restauro è stato reso possibile grazie ad aziende, ordini professionali, club service, professori e professoresse, ambasciate, consolati e che hanno sostenuto il progetto. La campagna di raccolta fondi, lanciata dall’Ufficio Fundraising dell’Area Comunicazione e Marketing dell’Ateneo, ha totalizzato oltre 190.000 €, andando a coprire totalmente le spese di restauro delle tele e a co finanziare il restauro dei labari .

Dietro ogni donazione c’è una storia : chi ha donato per esprimere la propria appartenenza all’Università, chi ha voluto ricordare i quarant’anni dalla propria laurea, chi ha visto nella biografia di un personaggio un‘ affinità con gli studi universitari o le proprie origini, chi ha creduto nel progetto di conservazione delle opere. I dipinti eseguiti su viscosa da Giangiacomo dal Forno (1942) – artista dagli interessi eclettici formatosi all’Accademia di Brera – annoverano personaggi come Antonio Augustin, spagnolo ambasciatore di papi e di Filippo II; Michel de L’Hospital, francese collaboratore di Caterina de’ Medici e cancelliere di Francia; Thomas Linacre, inglese medico di Enrico VIII e insegnante ad Oxford; William Harvey, inglese famoso per i suoi studi sulla circolazione del sangue e fondatore della scuola medica inglese; Olof Rudbek il Vecchio, 2 svedese docente di botanica, anatomia e medicina all’Università di Uppsala, promotore di un orto botanico sul modello padovano; Thomas Bartholin, danese tra i fondatori della scuola medica danese; Nicola da Cusa, illustre filosofo tedesco del ‘400 e cardinale; Werner Rolfinck, tedesco promotore degli studi di anatomia e chimica in Germania; Peter Vasiljevic Postnikov, russo inviato a Padova da Pietro I il Grande per studiare medicina; Stefan Báthory, ungherese che divenne re di Polonia nel 1576; Giovanni Capodistria, greco, nominato nel 1828 presidente dittatore del governo ellenico; Emanuele Sciascian, armeno, medico della corte imperiale di Costantinopoli e promotore del primo istituto superiore di medicina in Turchia.

E si continua con Damiano De Goes, diplomatico e storico portoghese; Emile Perrot, umanista e giureconsulto francese; Gaspar Bauhin, anatomista e botanico svizzero; Jean Prevost, botanico e medico svizzero; Adriaan van den Spiegel, anatomista e chirurgo fiammingo; Jan van Heurne, medico olandese; Francis Walsingham, statista inglese; Oliver Goldsmith, poeta e drammaturgo irlandese; Johan Ruthven, politico scozzese; Olaus Worm, filosofo e medico danese; Pier Giov. Resenius, consigliere di Stato e storico danese; Johann Georg Wirsüng, medico tedesco; Protasius de Czernahora, umanista ceco; Jan Kritel Bohac, naturalista e medico ceco; Witelo, filosofo e scienziato polacco; Klemens Janicius e Jan Kochanowski, poeti polacchi; Franciscus Skorjna de Poloczo, medico ed editore bielorusso; Ianus Pannonius, umanista ungherese; János Sámboky, medico e letterato ungherese; Costantino Cantacuzino, filosofo e letterato rumeno; Marko Gerbec, medico sloveno; Demeter Dimitrije, letterato e medico croato; Georgius Benignus, filosofo e teologo bosniaco; Giovanni Argiropulo, letterato greco; Alessandro Maurocordato, medico e gran dragomanno greco; Marino Becichemo e Niccolò Leonico Tomeo, umanisti albanesi. Se già è impressionante scorrere l’elenco dei volti rappresentati da Dal Forno, bisogna “leggere” la Sala dei Quaranta anche da un’ulteriore angolazione. È un polo di attrazione culturale, una mappa geografica di ciò che ha rappresentato l’Università di Padova, è quell’universo di libertà e scienza che in ottocento anni si è espanso in ogni direzione: Albania, Armenia, Bielorussia, Boemia, Bosnia, Croazia, Danimarca, Fiandre, Francia, Germania, Grecia, Inghilterra, Irlanda, Olanda, Polonia, Portogallo, Scozia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Russia, Romania, Ungheria. Nella Sala dei Quaranta trovano collocazione anche sette labari rappresentanti le Facoltà o Scuole a lungo utilizzati negli eventi di alta rappresentanza. In occasione dei 700 anni dell’Ateneo, nel 1922, un comitato di «Signore e Signorine» delle città di Trieste, Trento, Fiume, Vicenza, Udine e Verona ha donato sei labari in 3 seta, dipinti e con ricami in oro. Ciascun labaro corrisponde al colore dalle Facoltà con un’immagine ad essa dedicata (Il labaro delle donne triestine è dedicato alla Facoltà medica e porta l’immagine d’Igea; Il labaro delle donne trentine è dedicato alla Facoltà di Filosofia e Lettere e porta l’immagine de “L’ala d’aquila”; Il labaro delle donne fiumane è dedicato alla Facoltà di Giurisprudenza e porta l’immagine de “La Giustizia”; Il labaro delle donne vicentine è dedicato alla Facoltà Fisico-Matematica e porta l’immagine de “La civetta”; Il labaro delle donne udinesi è dedicato alla Scuola per gli Ingegneri e porta l’immagine de “Il genio”; Il labaro delle donne veronesi è dedicato alla Scuola di Farmacia e porta l’immagine del serpente avvolto intorno ad una patena; mentre il settimo labaro rappresentate la Facoltà di Magistero è stato probabilmente realizzato in epoca successiva visto che la Facoltà prende il suo avvio dal 1951).

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