Edilizia, via libera alla riforma degli appalti. Cna Costruzioni: «Necessario ascoltare la categoria»

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Il primo luglio scorso è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il disegno di legge di delega al Governo in materia di contratti pubblici con l’obiettivo di uniformare la norma nazionale alle direttive europee in coerenza con il PNRR e con i principi ivi espressi di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Imperativi: efficienza e tempestività negli affidamenti; gestione ed esecuzione di contratti e concessioni; tempi certi per le procedure di gara, per la stipula dei contratti e la realizzazione degli appalti e per il rafforzamento  della qualificazione delle stazioni appaltanti.

È prevista inoltre la massima semplificazione delle procedure per gli investimenti in tecnologie verdi e digitali e per l’innovazione e la ricerca, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu, nonché l’inserimento nei bandi di gara di clausole sociali e ambientali come requisiti necessari o premiali dell’offerta al fine di promuovere la stabilità occupazionale, l’applicazione dei contratti collettivi, le pari opportunità generazionali e di genere. E ancora, sono previste la piena digitalizzazione e informatizzazione delle procedure; la riduzione degli oneri amministrativi ed economici a carico dei partecipanti e strumenti per diminuire il contenzioso sull’affidamento ed esecuzione degli Estesi i metodi di risoluzione delle controversie alternativi a quello giurisdizionale, per evitare di allungare i tempi di realizzazione delle opere e alleggerire i tribunali dai contenziosi. Infine, semplificate e ampliate le forme di partenariato pubblico-privato, in particolare la finanza di progetto.

La posizione di Cna Costruzioni

Sembrerebbe che questa annosa questione avesse finalmente raggiunto la quadra, ma non sembra tutto oro ciò che riluce. «Il Codice Appalti è una norma senza pace, stralciata o stravolta ad ogni legislatura, e comunque in ogni caso derogata perché mai all’altezza della situazione – commenta Fabio Fiorot Responsabile regionale Cna Costruzioni – Crediamo che difficilmente questa sarà la volta buona, soprattutto se non vengono attentamente ascoltate le categorie economiche che concretamente realizzano le opere e conoscono praticamente i limiti delle attuali norme. Tre i punti chiave per raggiungere l’obbiettivo: ascolto delle categorie, semplificazione, monitoraggio dell’efficacia della norma. Senza tenere presenti questi cardini difficilmente sarà possibile rendere applicabile una normativa tanto complessa.»

Tra i nuovi provvedimenti in programma per il prossimo autunno, un’altra misura legata al comparto edilizia che si spera non si risolva come un ulteriore impedimento, ma che anzi, sia in grado di snellire e tutelare la manodopera legata ad appalti e subappalti: la verifica di congruità. Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando ha firmato il decreto che dovrebbe verificare la congruità dell’incidenza della manodopera impiegata nella realizzazione di lavori edili – sia in ambito di lavori pubblici che privati eseguiti da imprese affidatarie, in appalto o subappalto, ovvero da lavoratori autonomi coinvolti a qualsiasi titolo nella loro esecuzione –, in attuazione di quanto previsto dall’Accordo collettivo del 10 settembre 2020 sottoscritto dalle organizzazioni più rappresentative per il settore edile, e che dovrebbe trovare applicazione dal prossimo Primo novembre.

«Un dispositivo di garanzia a tutela dei lavoratori e delle imprese che operano nel settore edile – chiarisce a questo proposito Fiorot – di contrasto al fenomeno del dumping contrattuale da parte di imprese che, pur svolgendo attività edile o prevalentemente edile, applichino contratti diversi da quello dell’edilizia a danno della regolare concorrenza tra le imprese e delle tutele in materia di equa retribuzione, di formazione e sicurezza a favore dei lavoratori. Un’opportunità inoltre per far emergere il lavoro irregolare al fine di evitare la concorrenza sleale e di prevenire conseguenze patrimoniali e procedurali per la filiera, attualmente non coperte dalla sola presenza di un Durc on line positivo. Ma il rovescio della medaglia lo potrebbe collocare quale ulteriore elemento di burocrazia che deve essere gestito dall’impresa e che deve essere reso il più snello possibile in modo da non pesare ulteriormente sulla impressionante mole burocratica già in essere per le imprese dell’edilizia. La parola d’ordine è semplificazione:  ben vengano ulteriori elementi di tutela, ma resta prioritaria la razionalizzazione degli oneri burocratici.»

 

Ti potrebbe interessare