L'Orto Botanico «apre» il padiglione Italia alla Biennale di Venezia

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L’edizione 2021 della Biennale di Venezia, che si interroga su nuovi modi che ci permettano di vivere generosamente insieme – How will we live together?  – anche attraverso un nuovo rapporto con l’ambiente, vede tra i protagonisti del Padiglione Italia l’Orto botanico dell’Università di Padova, con l’installazione Spandrel realizzata in partnership con Alessandro Melis e Heliopolis 21. Il Padiglione Italia 2021, a cura dell’architetto Alessandro Melis, si fonda sulla convinzione che la più grande sfida dell’Umanità sia il cambiamento climatico e si impegna a mostrare quali sono e come agiscono le “Comunità Resilienti”.

L’installazione curatoriale Spandrel, in particolare, rappresenta il punto di incontro tra le ricerche sulla biologia dell’evoluzione di Telmo Pievani e sulla resilienza in architettura di Alessandro Melis. Essa è costituita da tre strutture ad albero e da sfere che accolgono e proteggono le provette contenenti i semi di piante delle collezioni dell’Orto Botanico dell’Università Padova.

I semi esposti, affidati alle cure del Centro di Ateneo per i Musei, sono parte della “Spermoteca Italica” del Museo botanico, composta da 16.346 provette, e appartengono a specie ornamentali e coltivate ad uso alimentare, a specie impiegate in campo medicinale e a quelle che crescono spontaneamente sul territorio nazionale.

«Lo sviluppo sostenibile del pianeta è sempre più un tema al centro dell’attenzione globale – afferma Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova –. Ed è una sfida, quindi, anche per un ateneo multidisciplinare come il nostro. Lo ribadiamo anche con l’installazione che aprirà la visita al Padiglione Italia nell’edizione 2021 della Biennale di Venezia, un’opera che mette in mostra una parte del patrimonio dell’Orto botanico dell’Università di Padova, con l’obiettivo di invitare il pubblico a interrogarsi sulla grande questione del cambiamento climatico e sulle possibilità di uno sviluppo armonico, in grado di promuovere la trasformazione e l’adattamento delle nostre comunità».

 

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