Scarsa igiene sul luogo di lavoro, per il 90% dei lavoratori italiani è causa di malattie

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Oltre 7 milioni di lavoratori italiani sono fanatici dell’igiene e quasi 9 lavoratori su 10 (89%) consideravano – già prima dell’emergenza sanitaria – la scarsa igiene sul luogo di lavoro una delle cause della trasmissione di malattie o infezioni. Dopo la pandemia, oltre la metà (54%) ritengono che sia la causa principale. Quest’ultimo dato raggiunge addirittura l’81% fra coloro che lavorano nella sanità.

È quanto emerge dall’indagine 1 condotta da BVA Doxa per conto di Rentokil Initial che ha indagato sul rapporto degli italiani con infestanti e igiene nei luoghi di lavoro. Gli aspetti di approfondimento della ricerca si sono concentrati su come l’emergenza sanitaria legata al COVID-19 abbia influito sull’importanza percepita della pulizia e disinfestazione nei luoghi di lavoro e quanto i lavoratori italiani diano importanza all’igiene in questi ambienti.

Igiene sul luogo di lavoro, i quattro profili dei lavoratori italiani

Complice la pandemia, gli italiani si sono rivelati molto sensibili a tutti gli aspetti indagati dalla ricerca, che ha evidenziato quattro profili:

1. I preparati/sicuri – Sono circa il 24% degli intervistati, pari a circa 4,4 milioni di italiani occupati, prevalentemente uomini che vivono nelle regioni del Nord Ovest, tra i 35 e i 44 anni. Lavorano in punti vendita o in strutture ospedaliere e dichiarano che l’attenzione all’igiene personale e delle mani è da sempre alta sia da parte delle aziende che dei lavoratori stessi, sia prima che dopo il periodo di emergenza dovuta al virus SARS-CoV-2. Ritengono però che le aziende dovrebbero impegnarsi di più nel far rispettare il distanziamento sociale, igienizzare i bagni e disinfettare gli spazi comuni (72%).

2. Gli attenti/esigenti – È il gruppo a cui appartengono 3,6 milioni di lavoratori, il 20% della popolazione intervistata. Anche in questo caso si tratta in prevalenza di uomini nella fascia d’età tra i 55 e i 60 anni, residenti nel Nord Ovest. Se prima del COVID-19 erano molto attenti principalmente all’igiene dei sanitari, ora lo sono anche per l’igiene delle superfici (50%) e delle mani (49%).

3. Gli insoddisfatti – Quasi 3,3 milioni di italiani occupati (il 18% della popolazione tra i 45 e i 54 anni) appartengono a questo gruppo: sono sia uomini (49%) che donne (51%), residenti nelle regioni del Nord Est, del Sud e delle isole. Sono infastiditi dalla scarsa pulizia dei luoghi (71%), dalla scarsa igiene da parte dei colleghi (81%) e dal cattivo odore (79%).  Tornando sul luogo di lavoro faranno più attenzione al distanziamento sociale (74%), all’igiene delle superfici e dell’aria (73%) ma non cambieranno di molto le loro abitudini in generale.

4. Gli eco-friendly – È il gruppo più numeroso, costituito dal 39% degli italiani intervistati, ovvero oltre 7 milioni di lavoratori. Si tratta in maggioranza di uomini tra i 35 e i 44 anni che vivono principalmente nel Sud e nelle isole. Vorrebbero che la loro azienda fosse più attenta al verde (43%) e alla scelta di prodotti biologici (44%), magari anche nell’utilizzo di purificatori e profumatori per ambienti.

Le donne sono più attente al tema

In generale emerge che per gli Italiani tutti gli aspetti riguardanti l’igiene degli ambienti influiscano in modo significativo su una buona produttività e – tra tutti – le donne si rivelano più sensibili su questo tema. Inoltre, per quanto riguarda i comportamenti che i lavoratori adotteranno nella «nuova normalità», il principale è sicuramente il distanziamento sociale (96%), ma cambieranno per molti anche la maggior attenzione all’igiene personale (82%), il tragitto casa lavoro (70%) e la pausa pranzo (70%).

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