Tabacco, in Veneto 125 aziende (che resistono alla crisi)

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La coltivazione del tabacco consente di tutelare circa cinquantamila posti di lavoro lungo la filiera in un momento di difficoltà economica ed occupazionale determinata dall’emergenza Covid. E’ quanto afferma il vicepresidente della Coldiretti Gennaro Masiello nel sottolineare l’importanza della firma dell’intesa tra Philip Morris Italia e Ministero delle Politiche agricole per garantire per 5 anni l’acquisto di tabacco italiano.

Tra le regioni più vocate alla coltivazione anche il Veneto – commenta il presidente regionale di Coldiretti Daniele Salvagno – che si presenta come area tabacchicola resiliente, con 125 aziende che contano un migliaio di addetti: un potenziale occupazionale che sale a 1200 posti di lavoro, comprendendo anche la trasformazione e la manifattura. La coltivazione del tabacco in Veneto si concentra soprattutto nella provincia di Verona con 67 aziende. Seguono Vicenza con 35 siti produttivi, Padova con 30, Venezia con 19 e Treviso con 9.

La provincia di Verona si conferma nel 2020 il principale polo del tabacco della regione con quasi 3 mila ettari impiegati e una produzione che supera le 12.000 tonnellate. Al secondo posto di una virtuale classifica si colloca la provincia di Vicenza, con grande distacco rispetto a quella di Verona (406 ettari coltivati e 1602 tonnellate di produzione) e al terzo posto si trova quella di Padova, con 248 ettari e 1046 tonnellate. Negli ultimi sette anni la coltura del tabacco in Veneto mostra un trend di crescita costante nelle rese per ettaro passando da 3,5 tonnellate per ettaro nel 2014 a 4,1 nel 2020.  Il sistema tabacchicolo – sottolinea la Coldiretti – sta vivendo infatti difficoltà determinate dalle limitazioni dovuti ai contagi da Covid-19 con la minor disponibilità di manodopera e l’incremento dei costi di produzione e organizzativi cui spesso il mercato non garantisce un’adeguata remunerazione.

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In questi ultimi mesi – continua la Coldiretti – sono cresciuti i costi di produzione e le avversità metereologiche si sono tradotte in un’ulteriore perdita sul fronte delle produzioni.  Un pericolo per un settore in cui dal 2000 ad oggi la produzione nazionale di foglie di tabacco – spiega Coldiretti – si è ridotta del 59%, con la scomparsa di quasi 71 milioni di chili di prodotto. Un vero e proprio tsunami al quale è sopravvissuta appena un’azienda su dieci, secondo uno studio di Ont – Organizzazione Nazionale Tabacco Italia. Il trend – denuncia la Coldiretti – mette a rischio il primato europeo dell’Italia, primo produttore della Ue con 14.000 ettari e con esso una storica eccellenza del Made in Italy che in molte aree contribuisce in maniera importante all’economia e all’occupazione. Di fronte alla incertezza generata dall’emergenza Covid sul piano economico ed occupazionale e importante – conclude Masiello – è quindi importante investire sull’agricoltura nazionale realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo” e sostenibile”.

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