Vino, perso il 57% dei consumi. La filiera veneta: «Subito sostegno a liquidità imprese»

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Si fanno sentire pesantemente anche sul mondo del vino veneto le conseguenze dell’emergenza Coronavirus, con una drastica riduzione dei consumi che arriva a toccare punte del 57%. L’allarme viene lanciato dalla filiera, che unisce le associazioni di categoria Confagricoltura, Cia, Alleanza delle Cooperative Italiane, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi – tornata a scrivere al ministro delle Politiche agricole, ambientali e forestali, Teresa Bellanova, per chiedere misure economiche e fiscali a sostegno della liquidità delle imprese e la concessione di proroghe e deroghe nell’esecuzione dei programmi, investimenti e promozione.

«Il mondo del vino ha subito conseguenze radicali a causa della pandemia – sottolinea Christian Marchesini, presidente dei viticoltori di Confagricoltura Verona e Veneto -, condizionato da un’obbligata riduzione dei consumi on-trade a causa della chiusura di tutto il canale horeca (alberghi, ristoranti, agriturismi, bar, enoteche) e della perdita di una parte consistente delle vendite dirette in cantina, a causa dell’azzeramento del turismo e della forte riduzione degli acquisti dei consumatori locali. Insieme, on-trade e vendita diretta rappresentano il 57% dei volumi consumati nel mercato italiano, pari a circa 12 milioni di ettolitri. Il Veneto ha 100.000 ettari a vigneto su 650.000 ettari nazionali e produce il 25% dei 46 milioni di ettolitri nazionali, con la stessa quota detenuta anche in termini di giacenza. I quattro mesi di fatturato mancante, immaginando che l’attuale sofferenza si protrarrà almeno fino a giugno, produrranno sui bilanci delle aziende un danno enorme per il nostro settore regionale. Urgono interventi con la massima urgenza del ministero, della Regione e dell’Ue, per dare una risposta al comprato dove soprattutto le piccole e medie imprese sono al collasso”.

Le misure richieste

Sul fronte della liquidità, viene chiesta la sospensione dei versamenti fiscali e previdenziali; finanziamenti a breve e medio termine destinati ad alimentare la produzione e alla commercializzazione dei prodotti; forme di garanzia pubblica e privata per ottenere il credito, fondamentale anche alla ripresa delle movimentazioni verso il canale horeca e nei canali di distribuzione esteri; sospensione di tutti i finanziamenti in corso a termine più lungo di quello attuale. Tra le altre richieste, l’uso dell’alcol per l’emergenza, con l’opportunità per i produttori vinicoli di destinare vino da tavola in giacenza alla distillazione, al fine di ricavarne alcol ad uso medicale, a disposizione della Protezione Civile.

LEGGI: PIANO PER LA RIAPERTURA IN VENETO, OBIETTIVO 4 MAGGIO

Aggiunge Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto: «Bisogna garantire liquidità alle nostre aziende vitivinicole, fondamentale per la sopravvivenza dell’impresa e dei suoi dipendenti, dato che molte delle nostre aziende stanno registrando problematiche di pagamenti mancanti e che molte attività nel mondo della ristorazione, alla ripresa, non riapriranno più. Bisogna infatti mettere in conto che, nella fase post-crisi sanitaria, l’economia nazionale e mondiale entreranno in fase recessiva» conclude Giustiniani, «con diminuzione dell’attività produttiva, contrazione del Pil, aumento della disoccupazione, diminuzione dei consumi delle famiglie. In questo contesto, i consumi di un prodotto come il vino sono destinati ulteriormente a diminuire».

Andrea Fasulo

Ti potrebbe interessare