Lavoro, mercato in frenata in Veneto nel terzo trimestre 2019: 10mila posti in meno

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Nel terzo trimestre 2019 il mercato del lavoro veneto fa segnare un saldo negativo per 10.700 posizioni. Un risultato che gli analisti si attendevano, considerata la fine della stagione turistica, ma peggiore rispetto a quello registrato nello stesso periodo del 2018 (-7.000) e che conferma il rallentamento degli ultimi trimestri. La dinamica su base annua rimane tuttavia ancora positiva per oltre 25 mila posizioni di lavoro. Le cifre emergono dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio di Veneto Lavoro.

Il comparto con il saldo maggiormente negativo è quello turistico, che perde nel trimestre 22 mila posizioni lavorative, mentre all’opposto il reclutamento del personale non di ruolo del mondo della scuola e l’avvio della vendemmia spingono i saldi del settore istruzione (+14.500) e dell’agricoltura (+9.600). Sostanzialmente stabili i settori industriali, fatta eccezione per il tessile-abbigliamento che registra una modesta flessione.

A livello territoriale, i saldi più negativi si registrano nelle province a maggiore vocazione turistica quali Venezia (-21.100) e Belluno (-1.300). Lievemente negativa anche Rovigo (-700), mentre nelle altre province il saldo è positivo, sebbene inferiore a quello dello scorso anno, con l’eccezione di Treviso che segna un +4.200 posizioni lavorative a fronte delle +3.100 di un anno fa. A Padova +2.300, Verona +5.300, Vicenza +500. Su base annua la flessione più marcata del saldo occupazionale interessa proprio Vicenza (-62%) e Verona (-51%).

Continua la forte espansione dei contratti a tempo indeterminato (+9.700 posizioni lavorative nel trimestre), soprattutto grazie alle trasformazioni che sono passate da 16.400 a 20.300 (+23%). La crescita dell’occupazione stabile è decollata fin dai primi mesi del 2018 per l’effetto congiunto degli esoneri contributivi per l’assunzione dei giovani fino a 35 anni, delle restrizioni sul lavoro a termine introdotte dal “Decreto Dignità” e per il forte allargamento della platea di contratti a tempo determinato avvenuto negli anni precedenti, che va tuttavia esaurendosi. Proprio il tempo determinato prosegue nella sua fase di contrazione, perdendo nel trimestre 12.300 posizioni lavorative, così come il lavoro somministrato, che proprio a causa dell’irrigidimento determinato dalla nuova normativa vede contrarsi le assunzioni (-19%), nonostante un consistente aumento di quelle a tempo indeterminato (triplicate, ma modeste in valori assoluti).

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