Banche venete, Intesa prepara 1000 esuberi. "Ma solo uscite volontarie"

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Intesa Sanpaolo prepara 1000 esuberi per le banche venete appena acquisite, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. La cifra è emersa nel corso del primo incontro fra il gruppo bancario e i sindacati: il faccia a faccia a Milano il 28 giugno 2017 ha visto a confronto le segreterie di coordinamento dei sindacati di gruppo e il chief operating officer di Intesa Eliano Omar Lodesani.

Sono in tutto 10.840 i dipendenti complessivi di BpVi e Veneto Banca, secondo i numeri riportati da Intesa al momento dell’acquisto della parte sana delle due ex popolari: 9.960 unità lavorano in Italia, mentre 880 sono impiegate all’estero.

Secondo quanto riporta una nota del sindacato Fabi, «entro giugno 2019 così come concordato con Bruxelles, il gruppo dovrà procedere all’integrazione dei sistemi informatici, chiudere 600 filiali delle complessive 900 rilevate dalle banche venete, e garantire l’uscita volontaria di 4mila lavoratori complessivi, di cui 1000 provenienti dal Gruppo Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza e i restanti dal Gruppo Intesa».

Sempre a quanto riporta la Fabi, l’intenzione di Intesa è di usare solo la leva delle uscite volontarie, gestite attraverso il Fondo Esuberi, l’ammortizzatore sociale di categoria, senza licenziamenti. La lettera di avvio procedura dovrebbe essere consegnata ai sindacati la prossima settimana.

 

«La soluzione proposta da Intesa Sanpaolo è la migliore sul campo – è il parere di Roberto Aschiero, coordinatore Fabi Intesa Sanpaolo – perché mette in sicurezza i posti di lavoro e salvaguarda quanto più possibile i risparmi di famiglie e imprese. Grazie alle forti pressioni esercitate in questi mesi dal sindacato, siamo riusciti a scongiurare i licenziamenti collettivi che avrebbero avuto ulteriori disastrosi impatti sul territorio e adesso vigileremo affinché il Gruppo rispetti gli impegni presi nei confronti dei dipendenti e delle loro famiglie, garantendo uscite solo su base volontaria».

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