Pendolari alta velocità del Veneto: "La Regione blocchi gli aumenti"

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Abbonamenti alta velocità, il comitato pendolari delle tratte Venezia-Bologna e Venezia-Milano proseguono la battaglia contro gli aumenti del 17,5% decisi da Trenitalia dopo la trasformazione di molti treni Frecciabianca in Frecciarossa. Il 7 febbraio 2017 i referenti del comitato, Alessandro Munzi e Simona Forni, hanno incontrato l’assessore regionale ai trasporti del Veneto Elisa De Berti.

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Quattro le richieste espresse alla Regione: primo, che «si mobiliti per bloccare gli ingiustificati aumenti che penalizzano la mobilità dei lavoratori regionali costretti ad utilizzare questo servizio per recarsi al proprio posto di lavoro»; secondo, non accettare che l’aumento «necessario solo ad incrementare i profitti di Trenitalia e non a coprire perdite di servizio, venga scaricato sulle casse pubbliche».

La terza richiesta è, nel caso Trenitalia non intendesse coprire di tasca propria l’equivalente della somma, di «far rientrare gli abbonamenti A/V nel contratto di servizio in essere tra la Regione Veneto e Trenitalia, negoziando il corrispettivo dovuto in virtù della tipologia dello scarso servizio offerto e del consistente importo che la Regione attualmente sta già pagando per il servizio di trasporto ferroviario regionale, che ammonta a un miliardo e 279 milioni per il periodo dal 2015 al 2023.

Infine, al quarto punto i pendolari chiedono a De Berti di appoggiare la loro richiesta di «essere presenti come Comitato Nazionale Pendolari A/V al tavolo tecnico delle trattative Stato-Regioni e Trenitalia».

Pendolari alta velocità: Trenitalia pensa alla Borsa

Ferrovie dello Stato è un’azienda in utile, e in vista dello sbarco in Borsa vuole mostrare i propri conti migliori, facendo cassa sui pendolari. È questo il quadro tratteggiato dalla delegazione che ha incontrato De Berti. «Il gruppo Ferrovie dello Stato nel primo semestre del 2016 ha realizzato ben 286 milioni di euro di utili conquistando il primato di azienda ferroviaria più redditizia d’Europa – si legge nella nota diffusa in serata –. L’aumento del costo dell’abbonamento (+17,5 %) non è necessario quindi a coprire perdite, ma solo ad aumentare gli utili di un’azienda che si prepara ad entrare in Borsa e presentarsi nella migliore veste possibile all’appuntamento di privatizzazione di cui potrebbero essere protagoniste solo le linee ad alta velocità».

«Le centinaia di pendolari del Veneto che usufruiscono dell’abbonamento A/V non hanno alternative – prosegue il comitato –. I treni regionali, significativamente (e a volte volutamente) più lenti, sono spesso in ritardo, viaggiano infatti sulla stessa rete dei treni A/V ai quali “ovviamente” in caso di problemi di circolazione, viene data la precedenza. Inoltre, quando vi è uno sciopero vengono in gran parte cancellati, impedendo ai lavoratori di giungere al posto di lavoro. Infine, il servizio interregionale è completamente assente tra quelli offerti nella tratta Venezia-Milano».

Aumenti in Veneto, ma in Lombardia tariffe invariate

Come se non bastasse, il costo per chilometro dell’abbonamento per i treni ad alta velocità sia più alto sulla tratta Venezia-Bologna rispetto ad altre linee come la Roma-Napoli. In quest’ultima però i tempi di percorrenza sono decisamente inferiori. Nella tratta Brescia-Milano il prezzo dell’abbonamento alle frecce rosse è rimasto invariato (190 euro) nonostante da fine 2016 da Brescia a Treviglio sia stata inaugurata una nuova tratta dedicata all’alta velocità. Invece, accusano i pendolari,  «è aumentato in modo spropositato nella tratta tra Brescia e Venezia (passando da € 250,00 ad € 338,00) che invece è servita da una linea tradizionale non ad alta velocità.
 Forse la Regione Lombardia ha un peso politico diverso rispetto alla Regione Veneto?»

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