Coldiretti: embargo russo costa 100 mln all'agricoltura veneta

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Cento milioni di euro: è quanto “costa” all’agricoltura veneta e al suo indotto la “guerra fredda” commerciale fra Russia e Unione Europea, Usa, Canada, Australia e Norvegia, con lo stop alle importazioni alimentari da questi paesi deciso da Mosca come ritorsione alle sanzioni subite dopo l’annessione della Crimea. Contro questo blocco si è schierata Coldiretti che ieri ha radunato migliaia di agricoltori – diecimila secondo gli organizzatori – da tutta Italia a Verona. L’agroalimentare è di fatto costretto a differenziare i propri sbocchi commerciali. «Non è semplice per le imprese agricole riconvertire e comunque ci vuole del tempo» ha detto dal palco il presidente di Coldiretti Veneto Martino Cerantola davanti agli imprenditori agricoli riuniti al Centro Cattolica di Verona per il Tour nazionale “Le ragioni del cuore” con la presenza del presidente nazionale Roberto Moncalvo.

Folla per Coldiretti a Verona

Folla per Coldiretti a Verona

E mentre il “fronte” russo è ancora caldo, già ci si preoccupa per quello inglese, perché con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea si rischiano nuovi contraccolpi sull’export. «Per la cosiddetta Brexit, i fatti sono troppo recenti per essere compresi negli effetti – ha detto il direttore di Coldiretti Pietro Piccioni –. Dobbiamo però vigilare perché il Regno Unito è un mercato, soprattutto per i vini, importantissimo ed in piena fase di espansione». Si veda il caso del Prosecco, tipicità veneta che a Londra spedisce un terzo delle bottiglie vendute all’estero.

Le produzioni più danneggiate dal blocco russo sono quelle frutticole: kiwi, nettarine e pesche, mele granny smith, varietà molto apprezzata a Mosca. Male anche per i prosciutti Dop come il San Daniele, il Parma e il nostrano di Montagnana (Berico Euganeo). Il tracollo lo registra però il Grana Padano il cui Consorzio di Tutela aveva investito in una operazione articolata di marketing dai treni alle boutique del formaggio a San Pietroburgo.

Nell’area espositiva allestita a Verona c’erano in mostra anche gli esempi di copie dei prodotti italiani “vietati” che ora vengono venduti nei mercati di Mosca: dalla mozzarella all’insalata di quarta gamma, dal Prosecco di Crimea al salame del Don.

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