Cementizillo: 6 ricollocati su 66 esuberi. Sindacati contro

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Da una parte si dice «un confronto sereno». Dall’altra «proposta irricevibile». Ma non è solo una questione lessicale, perché alla Cementizillo di Este lo scontro fra azienda e sindacati è sostanziale, come è emerso oggi all’incontro tra le parti nella sede di Confindustria Padova, il primo dopo l’annuncio dei 66 esuberi con la chiusura dello stabilimento e la manifestazione di piazza ad Este con i lavoratori e le loro famiglie.

Il direttore del personale Edoardo Sirchia, a nome della proprietà, la famiglia Zillo, ha proposto la ricollocazione di sei dipendenti di Este all’interno di altri cementifici del gruppo: tre addetti andrebbero a Monselice (due operatori di produzione a ciclo continuo e un meccanico) e tre a Fanna in provincia di Pordenone (due operatori di produzione a ciclo continuo e un addetto alle prove fisico meccaniche).

«È il primo step di una trattativa finalizzata all’attivazione di soluzioni volte alla ricollocazione, sia interna che esterna, del maggior numero di lavoratori possibile – promette l’azienda – nel quadro di un modello di ristrutturazione aziendale responsabile a cui si intende fare riferimento. Il prossimo appuntamento è previsto per il 15 febbraio».

“Troppo pochi 6 ricollocati su 66”

 

Fillea Cgil e Filca Cisl giudicano la proposta irricevibile. «Innanzitutto perché riteniamo che le possibilità di reimpiego siano molto più ampie – dicono Dario Verdicchio per la Fillea Cgil e Rudi Perpignano per la Filca Cisl – Ma offrire occasioni occupazionali ai lavoratori di Este negli stabilimenti della famiglia Zillo è solo una parte delle azioni da mettere in campo». Infatti secondo i sindacati l’azienda deve farsi carico del problema dei lavoratori più anziani, difficilmente ricollocabili e a rischio di diventare “esodati” senza più lavoro né pensione: bisognerebbe «facilitare il loro accesso alla pensione» dicono Verdicchio e Perpignano.

Rischio esodati e outplacement per i giovani

Sul fronte dei giovani, proseguono i sindacati, «vanno aiutati attraverso l’outplacement ad avere la formazione adeguata per incrociare le offerte del mondo del lavoro. Non hanno le risorse per costruirsi da soli questo percorso ed è doveroso un sostegno in questa direzione».

L’azienda proprio sul fronte dell’outplacement annuncia un piano che prevede «un supporto psicologico durante la fase di uscita», con «un’approfondita analisi delle competenze del candidato con successivo matching tra le abilità e le competenze richieste dal mercato locale o eventuali orientamenti verso l’autoimprenditorialità». Fase a cui dovrebbe seguire «l’erogazione di un piano formativo personalizzato finalizzato a colmare eventuali gap tra le competenze del singolo e quelle richieste dal mercato del lavoro», sempre nelle parole dell’azienda. Il confronto è rimandato al 15 febbraio.

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