Cementizillo: Este in piazza contro la chiusura

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Dopo l’annuncio nell’assemblea lo scorso 25 gennaio,  stamattina in Piazza Maggiore a Este i lavoratori della Cementizillo hanno manifestato contro i licenziamenti decisi dall’azienda per 66 dipendenti. “Si è trattato – hanno dichiarato Dario Verdicchio, della Fillea Cgil, e Rudi Perpignano, della Filca Cisl – di un primo momento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica della Bassa padovana non solo sul destino di decine di famiglie che a breve potrebbero rimanere senza gli strumenti minimi di sussistenza, ma sulla vera e propria desertificazione produttiva che sta colpendo un territorio che corre il rischio di rimanere invischiato in una crisi economica senza via d’uscita”.

Alla manifestazione anche lavoratori di Italcementi

Al fianco dei dipendenti della Cementizillo sono scesi in piazza i lavoratori della Italcementi di Monselice, per i quali la Cassa integrazione straordinaria per cessata attività scadrà il 31 gennaio 2017. Dal primo febbraio 2017, quindi, si troveranno nella loro stessa situazione. “Si tratta di altri 56 lavoratori – hanno aggiunto i due sindacalisti – che non hanno prospettive di reimpiego in tempi ragionevoli. Altre famiglie che temono per il loro futuro. L’ennesima azienda della Bassa padovana che chiude i battenti in un assordante silenzio e nel disinteresse generale”.

Una delegazione ricevuta dal sindaco

Alla manifestazione erano presenti anche ex lavoratori della Cementeria di Monselice, licenziati nel 2013 e nella condizione di “esodati”. Una delegazione dei manifestanti, accompagnati dai rappresentanti sindacali, sono stati ricevuti in Comune dal sindaco di Este Giancarlo Piva.

“Abbiamo chiesto all’Amministrazione comunale – hanno sottolineato Verdicchio e Perpignano – di farsi interprete delle preoccupazioni di tanti cittadini e di coinvolgere le Istituzioni provinciali, regionali e nazionali per creare le condizioni favorevoli ad una ricollocazione lavorativa di persone che sono ben lontane dal raggiungere l’età pensionabile. Ora come organizzazioni sindacali pretendiamo un incontro urgente con la Regione per fare il punto della situazione e poter riaprire con tutti i soggetti coinvolti il tavolo regionale sulle cementerie della Bassa padovana”.

“La chiusura avrà ricadute sul tessuto economico”

“La chiusura delle aziende, la perdita di un numero così significativo di stipendi (oltre 120 solo tra Cementizillo e Italcementi) – hanno concluso i rappresentanti di Fillea e Filca – avrà ricadute pesanti su tutto il tessuto economico. Non possiamo lasciare che l’impoverimento prosegua senza che nessuno si muova per provare ad invertire una tendenza che prosegue ormai da troppi anni. Il Paese, con il drastico ridimensionamento della produzione del cemento, indebolisce ancora di più il settore manifatturiero che rappresenta da sempre la struttura portante della sua economia”.

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