Beni durevoli, in Veneto consumi in su del 9%

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I beni durevoli trainano la ripresa dei consumi che in Veneto si fa sentire (+8,9%) più che nella media nazionale (+6,4%). Miglior performance regionale dopo quella della piccola Basilicata (+9,1%). Si torna a spendere come nel pre-crisi, dunque? No, quei livelli sono ancora lontani, ma i beni durevoli come l’auto, nuova e usata, e i mobili, riprendono vigore dopo tanti anni di rinvii, anche perché per molte famiglie di fatto non più procrastinabili. I numeri sono stati presentati oggi a Padova da Findomestic Banca, alla ventiduesima edizione del suo Osservatorio sui consumi.

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La più spendacciona? È Belluno con una crescita dell’11% della spesa in beni durevoli. Seguono Vicenza (+9,4%), Verona e Padova (appaiate a +9,3%), Venezia (+9,1%), mentre Rovigo si attesta a +7,6% e Treviso a un +7%.

Famiglie: 2.500 euro l’anno per beni durevoli

Il reddito disponibile pro capite è leggermente cresciuto (+0,4%) nel 2015. In tasca, mediamente, ogni veneto ha 20.395 euro, 390 in più del 2014. Siamo più di duemila euro oltre la media nazionale che si ferma a 18.138 euro l’anno. E come si traduce questo capitale in acquisti? Ogni famiglia veneta, stima l’Osservatorio consumi di Findomestic Banca, basandosi su elaborazioni di Prometeia su dati Istat, Svimez e Istituto Tagliacarne, ha avuto in tasca 2.533 euro da spendere in beni durevoli, l’8,2% in più dell’anno 2014: in tutto fanno circa 5 miliardi di euro. Dunque la disponibilità a spendere è cresciuta più del reddito effettivo. Solo le famiglie di Lombardia e Lazio hanno speso di più in questo settore.

Auto: boom delle nuove, bene anche l’usato

Il settore delle auto ha visto gli acquisti impennarsi del 21% nel segmento del nuovo, del 7,7% in quello dell’usato. Trova conferma il dato delle immatricolazioni, oltre 121 mila nel 2015. Un contributo relativamente significativo è offerto dai mobili, aumentati del 2,2% (1% in Italia). Tra gli altri comparti un ampliamento della spesa ha coinvolto i motoveicoli (12,7%) e gli elettrodomestici (5,7%), un ridimensionamento, comunque più modesto della media nazionale, ha interessato elettronica di consumo (-7,6%) e information technology (-3,6%).

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