Teatro Stabile del Veneto declassato dal Mibact: finanziamenti a rischio

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Il Teatro Stabile del Veneto non sarà più “Teatro nazionale” ma solamente “Teatro di rilevante interesse culturale”: il clamoroso declassamento arriva dalla Commissione Teatro del Mibact, il ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo. E si tradurrà sicuramente in meno finanziamenti per il triennio 2018-2020. A pesare sulla scelta probabilmente è il fallimento del tentativo di allargare l’area di azione dell’istituzione che abbraccia il Teatro Verdi di Padova e il Goldoni di Venezia, ma ha di recente “divorziato” dal Teatro Nuovo di Verona, mentre i tentativi di includere anche il Teatro Comunale di Vicenza nel circuito non sono mai andati a buon fine.

Il cda del Teatro Stabile del Veneto in una nota annuncia che chiederà l’accesso agli atti per verificare il criterio con il quale sono stati attribuiti i punteggi che penalizzano l’istituzione. «Andiamo avanti per la nostra strada, e affidiamo ai soci la decisione sulla prosecuzione del mandato del consiglio di amministrazione – afferma il Cda –. Nell’eventualità che i soci confermino la loro fiducia, crediamo, come dimostrano i numeri che alleghiamo a questo comunicato, che il progetto dello Stabile del Veneto sia valido: questo Cda lo sostiene con forza, perché ritiene che abbia la qualità e le quantità già premiate da un pubblico crescente. Proseguiremo lungo la strada delle fusioni con altre Città e altri teatri, ed eviteremo nel futuro di entrare in rapporto con logiche privatistiche che non appartengono alla missione del Teatro Pubblico».

Dura la reazione dell’assessore regionale alla cultura Cristiano Corazzari: «La scelta della Commissione Teatro del Mibact di lasciare senza un Teatro Nazionale tutto il Nordest d’Italia è odiosa nel metodo e nel merito. Una decisione che avrebbe dovuto essere basata il più possibile su criteri oggettivi, invece odora molto di politica e appare come un colpo di coda di un apparato romano che non è mai stato amico del Veneto e del Nordest».

«La Commissione – sottolinea Corazzari – ha scelto di punire il teatro pubblico del Veneto sulla base non di numeri incontrovertibili ma di suggestioni su fatti e atti amministrativi estranei alla relazione tra Ministero romano e singolo teatro. Rilevo che nulla era stato eccepito in merito al fatto che un teatro stabile non avrebbe mai potuto seguire altre strade che non fossero quelle della logica pubblica dell’amministrazione».

«Ma assai più grave risulta il fatto che la Commissione non ha neppure preso in considerazione i numeri dello Stabile del Veneto – prosegue Corazzari –, largamente superiori a quelli presentati tre anni fa quando la stessa Commissione lo aveva prescelto come Teatro Nazionale».

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