Goletta Verde a Porto Tolle: "Polo tecnologico all'ex centrale"

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Un polo scientifico tecnologico “green” al posto dell’ex centrale di Porto Tolle: l’idea è lanciata dalla Goletta Verde, la campagna di Legambiente che in questi giorni approda in Veneto, e che è passata di fronte alle ciminiere in riva al Po mostrando lo striscione “Bonifica Lavoro Parco”. La vecchia centrale termoelettrica di Polesine Camerini (uno dei centri che formano l’abitato di Porto Tolle) di proprietà dell’Enel doveva essere convertita in maxi impianto a carbone, ma il progetto, contrastato con forza dagli ambientalisti, si è arenato nel 2014 quando l’Enel ha deciso di chiudere definitivamente l’impianto. Che ora Legambiente vorrebbe rilanciare come polo verde, a partire da una bonifica e dal potenziamento del Parco del Delta del Po per creare posti di lavoro ambientalmente sostenibili. Tappe necessarie, secondo Legambiente, sarebbero la riunificazione dei due parchi regionali (veneto ed emiliano) e una “Legge Speciale per il Delta”.

Goletta Verde apprezza l’iniziativa di Enel che ha lanciato il bando Futur-E per cercare proposte di acquisto e riqualificazione della centrale termoelettrica di Polesine Camerini, ma critica il mancato accento al tema della bonifica. «Un tema delicato come le bonifiche deve essere immediatamente chiarito – dice infatti Giorgia Businaro, direttore di Legambiente Veneto –. Legambiente chiede che proprio ora si acceleri sulle scelte in grado di dare un futuro di sviluppo sostenibile al territorio, con un coinvolgimento della comunità locale. La bonifica e riconversione della centrale di Porto Tolle devono avere come obiettivo quello di individuare funzioni compatibili e creare lavoro attraverso il rilancio del parco del Delta del Po, con la tutela e valorizzazione delle risorse naturali e culturali, la creazione di un sistema di piste ciclabili di connessione con il territorio e le aree abitate intorno. Ma le scelte che riguardano Porto Tolle e il futuro del Polesine devono vedere protagonista anche la Regione Veneto che non può certamente scomparire dopo averla vista sempre in prima linea in questi anni, quando però si trattava di spingere la riconversione a carbone».

Porto Tolle come Porto Torres?

La centrale di Porto Tolle«L’uso del carbone e delle fonti fossili sono la principale minaccia per il clima del pianeta – aggiunge Katiuscia Eroe, responsabile energia dell’associazione –, ma anche una delle maggiori fonti d’inquinamento con impatti assai gravi sulla salute di persone, organismi viventi ed ecosistemi ed è per questo che vogliamo tenere sotto osservazione Enel, su come avverrà la riconversione dell’impianto veneto e degli altri in chiusura nei prossimi anni. L’impegno annunciato da Enel di chiudere al 2021 garantendo l’occupazione dei lavoratori è una vittoria senza precedenti. Ora serve però l’impegno di tutti per lotta all’inquinamento e per la riconversione dei siti. Ad Enel, inoltre, chiediamo garanzie sulla bonifica anche attraverso la scelta del soggetto che acquisirà il sito, a Porto Tolle come nel resto delle centrali in dismissione. Occorre ora fare fronte comune per trasformare questa vertenza in una grande opportunità per questo territorio, impegnandosi in una vera politica di riconversione industriale ed energetica in Veneto che punti finalmente su efficienza e sulle fonti rinnovabili e su un nuovo modello energetico garantendo nuova occupazione».

Fra le esperienze da cui prendere ispirazione, l’associazione cita Porto Torres in Sardegna dove l’ex petrolchimico Eni, ora chiuso, ha portato a un forte investimento di chimica verde nell’area industriale dove oggi è operativa l’innovativa bioraffineria di Matrica, joint venture di Versalis e Novamont, per produrre bioplastiche, bioadditivi per la filiera dei pneumatici e biolubrificanti.

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