Operaestate: la cultura produce ricchezza (vera)
Con la cultura si può mangiare? In tempi di campagna elettorale come questi, si sente da più parti ripetere che l’Italia potrebbe vivere del suo turismo e della sua cultura, anche se nei fatti sono poche le proposte presenti nei programmi e nelle agende dei diversi schieramenti. Resta il fatto che di cultura si può campare e sempre più ricerche mettono in luce proprio il contributo che le manifestazioni culturali portano all’economia di un territorio. È il caso della ricerca condotta dalla Fondazione Fitzcarraldo di Torino, che ha misurato la ricaduta economica e socio-culturale del festival bassanese Operaestate sul territorio.
Operaestate Festival: volano da 1,93 milioni per l’economia di Bassano
Dati alla mano, si legge proprio ciò che si aspetterebbe: l’evento genera una economia addizionale diretta di circa 1,93 milioni di euro, mentre l’impatto economico stimabile totale (tra effetti diretti, indiretti e indotti), è calcolato tra i 2,7 e i 3,5 milioni di euro. Il tutto a fronte di un investimento complessivo di 951.350 euro: gli effetti economici diretti prodotti dal Festival sono stati più del doppio del valore investito e quelli totali si moltiplicano per 3,5.
La ricerca della fondazione Fitzcarraldo di Torino
Come è stata calcolata l’economia aggiuntiva generata dal festival? Il conteggio comprende i flussi di spesa derivanti dall’acquisto di beni, servizi, forniture e know-how per la realizzazione della manifestazione, e dalle spese sostenute sul territorio dai frequentatori del festival, oltre che dagli artisti e dagli operatori presenti durante l’evento. Nello specifico sono state rilevate e considerate le spese per alberghi / B&B, quelle relative a ristoranti e caffetterie, e le spese per lo shopping e il tempo libero.
Non solo economia: un investimento per la qualità della vita e l’immagine del territorio
Importante anche il contributo di Operaestate al miglioramento della qualità della vita della popolazione residente, al rafforzamento dell’immagine e dell’attrattività turistica, all’aumento dei consumi e delle pratiche culturali, all’incremento di know-how locale, al sostegno al capitale creativo e alla produzione artistica. Dall’analisi della ricerca condotta presso stakeholder e policy maker, artisti del territorio e operatori internazionali, si rileva come Operaestate venga percepito come un festival “glocal”, da un lato con una forte vocazione e attenzione al territorio, con il progetto diffuso nelle 40 “città palcoscenico” che vi aderiscono; dall’altro con la marcata attenzione per la contemporaneità e i nuovi linguaggi espressivi soprattutto nel teatro e nella danza. Una tensione che ha permesso a Operaestate di uscire dall’alveo ristretto della semplice attività spettacolare “di servizio”, per divenire luogo di produzione con un’apertura internazionale riconosciuta soprattutto in ambito europeo.