Vebi, il lato «green» della biochimica

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Produce «soluzioni di elevata qualità per l’igiene, la salute e la bellezza», tanto da essere fra le maggiori aziende italiane del settore. Ma Vebi Istituto Biochimico è una realtà più complessa di questa prima definizione: è una storia di diversità complementari, ed è questa la sua forza. Il primo «yin e yang», ovvero opposti fortemente radicati fra loro, tanto da non poter vivere l’uno senza l’altro, è quello fra innovazione e tradizione. Testimoniato plasticamente anche dal quartier generale di Borgoricco, dove nuova sede e stabilimento storico convivono. Vebi, infatti, nasce nel 1945, un percorso che si intreccia con gli anni della rinascita, del boom economico. Partendo dal settore farmaceutico e ampliandosi poi, nel 1977, a quello cosmetico: tutt’ora le due grandi anime del business aziendale, prodotti per il controllo degli infestanti degli ambienti civili e prodotti cosmetici. In termini tecnici, le divisioni Biochemical e Beauty & Health. Una storia di crescita step by step, fatta di passi avanti, ostacoli da superare, e ancora espansione. Con una regola fondamentale, sempre presente: anticipare il futuro è meglio che aspettarlo.

Miglioramento continuo ed etica, i due pilastri di Vebi

Il miglioramento continuo è infatti uno dei due pilastri su cui si innesta la mission di Vebi. L’altro è l’etica, e chiama in causa un altro caso di opposizioni. Presunte, però: perché ancora troppo spesso si tende a vedere una distinzione fra chimica (e Vebi è un’azienda chimica) e ambiente. O meglio: l’etichetta «chimico» porta con sé un connotato più grigio che green. L’impresa di Borgoricco, invece, è la dimostrazione del contrario. «Ogni azione aziendale punta ad arricchire la cultura dell’ambiente, sicuri che questo aiuti a migliorare il benessere dell’intera comunità. Ciò significa costruire valore utilizzando le risorse ambientali in modo oculato e consapevole», si legge sul sito. E nel 2020, anno particolare, per tutti, causa pandemia, Vebi ha stilato il primo bilancio di sostenibilità ambientale. «Per un’azienda impegnata da oltre settant’anni nella produzione di soluzioni pensate per garantire l’igiene e la salute degli ambienti e delle persone, la realizzazione di questo documento è stata una duplice presa di consapevolezza: – spiega il Ceo Luigi Bazzolo – da un lato quella di operare in un ambito sensibile per la salute dei consumatori, dall’altro l’evidenza che l’attività aziendale ha delle ricadute importanti dal punto di vista economico, sociale e ambientale nei confronti dei nostri stakeholder e del nostro territorio». Il legame col territorio di Vebi è forte, e non potrebbe essere altrimenti. Come dimostra, fra le altre cose, il finanziamento del restauro di uno degli illustri studiosi stranieri ritratti nella Sala dei Quaranta, a Palazzo Bo, sede dell’Università di Padova. A pochi passi dalla cattedra di Galileo, inventore di quel metodo scientifico che ha accelerato il progresso dell’umanità.

Luigi Bazzolo

La carta d’identità aziendale

Vale la pena dare un po’ di numeri: quelli che inquadrano il lavoro di Vebi: 25 milioni di fatturato nel 2020, 80 dipendenti, 50 Paesi raggiunti con i propri prodotti. E ancora: 23 linee produttive distribuite in 10.400 metri quadrati di superficie. Nel 2020, durante la pandemia, è arrivato anche l’ottenimento della certificazione ambientale Norma ISO 14001:2015. Un processo durato un anno, che ha permesso di misurare e migliorare le prestazioni ambientali e minimizzare l’impatto dei processi sulle risorse naturali e sull’ambiente. «È l’inizio di un percorso ancor più focalizzato sul miglioramento continuo del nostro modello di business e delle relative performance dal punto di vista della crescita economica, della valorizzazione delle persone che operano in Vebi e dell’attenzione nei confronti dell’ambiente e del territorio che ci circondano – conclude Bazzolo –. Sostenibilità significa in primis responsabilità e consapevolezza».

 

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