Distretto della caldaia, la crisi incombe su 1600 lavoratori

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Domanda di concordato preventivo per accedere alla ristrutturazione del debito. È questa la strategia che la Ferroli, azienda veronese leader nella produzione di caldaie, avrebbe deciso di intraprendere per uscire dalla crisi che attanaglia l’intero settore della termomeccanica. Un settore strettamente legato al territorio veronese che coinvolge 300 aziende, 5mila occupati e un giro d’affari di circa 4miliardi di euro. Il comparto negli ultimi anni ha sofferto la crisi finanziaria di Ferroli e Riello. Periodi di cassa integrazione e riduzione del personale hanno coinvolto quasi tutte le aziende della filiera.

La Ferroli di San Bonifacio deve affrontare un’esposizione di circa 300mila euro nei confronti degli istituti bancari che, nel frattempo, hanno deciso di chiudere i rubinetti. Dall’inizio dell’anno i 1200 dipendenti hanno lavorato in media, nei vari reparti della produzione, 10 giorni. Manca la liquidità necessaria per acquistare le materie prime e alimentare la produzione, nonostante – come denunciato più volte dai sindacati Fim e Fiom – le commesse ci siano. Lunedì mattina i vertici dell’azienda hanno convocato i sindacati nella sede di Confindustria a Verona per illustrare loro le novità.

Sindacati: continua il presidio davanti allo stabilimento di San Bonifacio

«L’azienda ha manifestato l’intenzione di mantenere la continuità produttiva, facendo ricorso al concordato preventivo previsto dall’articolo 182 bis – ha spiegato Giovanni Acco, della Fiom-Cgil -. Ci sarebbe anche l’interessamento di un fondo di investitori, pronti a intervenire. Ma l’azienda non ha voluto ancora confermare». Il nome circolato nelle ultime settimane è quello del fondo Oxy Capital. Ma i sindacati hanno chiesto un nuovo incontro per fare chiarezza e per chiedere il versamento dello stipendio di aprile ai lavoratori. «E a quell’incontro l’azienda dovrà presentarsi con i bonifici dei salari già effettuati» ha puntualizzato il segretario della Fim-Cisl Massimiliano Nobis. E intanto il presidio davanti ai cancelli dello stabilimento di San Bonifacio prosegue.

Riello, esubero ridotto

Alla Riello di Legnago (430 dipendenti), invece si è conclusa nelle scorse settimane una difficile trattativa che ha ridotto il preannunciato esubero di 71 dipendenti a 34 e assicurato 20milioni di investimenti per i prossimi 5 anni.
I sindacati chiedono al settore di puntare sull’innovazione. «Il settore, a partire dalla Ferroli e Riello, deve investire al più presto risorse in ricerca e innovazione dei prodotti. Il Ministero dello Sviluppo Economico può supportare questa azione, attraverso l’utilizzo del  Fondo Strategico o di altri fondi. La cultura imprenditoriale – ha detto Nobis –deve radicalmente cambiare; il futuro industriale  di questo comparto è possibile se le aziende smettono di guardare al proprio orticello, ma si sentono parte di un sistema termomeccanico territoriale e si rendono disponibili al confronto per definire percorsi di partecipazione dei lavoratori».

Luciano Puretti

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