Pista da bob a Cortina, "una storia all'italiana". Cgil Cisl Uil dalla parte del CIO

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

“La vicenda della pista da bob per le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026 sta assumendo delle connotazioni grottesche per quanto, purtroppo, reali. Verrebbe da dire l’ennesima storia all’italiana”. Si apre con questa riflessione amara la nota di Cgil, Cisl e Uil di Belluno sui recenti sviluppi relativi alla pista da bob di Cortina. La scadenza del nuovo bando per la versione light della struttura si avvicina, datata al 18 gennaio per la gara da 81,6 milioni di euro, mentre i dubbi si infittiscono.

A dicembre del 2023 il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini è tornato a proporre Cortina d’Ampezzo come sede delle gare di bob, slittino e skeleton delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina che si terranno nel 2026. L’ipotesi era stata accantonata dal CONI (Comitato olimpico nazionale italiano) perché il rifacimento della vecchia pista è molto costoso, così complesso e lungo da non poter essere completato entro le scadenze imposte dal Comitato olimpico internazionale (CIO). La delusione della Regione Veneto e del suo presidente Luca Zaia hanno convinto Salvini a riproporre il progetto in una versione semplificata nonostante a questo punto sia molto complicato portarlo a termine.
Della pista da bob di Cortina si discute da più di tre anni per via dei costi notevoli e dell’impatto ambientale del suo rifacimento. La Regione Veneto e la fondazione Milano-Cortina, a cui è stata affidata la gestione dei lavori in vista delle Olimpiadi, avevano previsto una spesa iniziale di 85 milioni di euro per la demolizione della vecchia pista Eugenio Monti e la costruzione della nuova. Oltre alla pista, il progetto prevedeva anche edifici per ospitare le squadre, posti per giornalisti e nuove tribune per gli spettatori. Nel 2022 l’aumento dei costi delle materie prime e dei materiali dovuto alla guerra in Ucraina ha fatto aumentare nuovamente i costi a 81 milioni di euro, ma nell’ultimo anno sono state diffuse stime ancora diverse: all’inizio di febbraio il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha detto che i costi sarebbero potuti aumentare fino a 120 milioni di euro.

Tutti i bandi pubblicati dalla fondazione per trovare un’azienda disponibile a farsi carico del cantiere sono andati deserti.

Le associazioni di categoria Cgil, Cisl e Uil concordano con la posizione assunta dal Comitato Olimpico Internazionale che ha ribadito che qualunque sarà il progetto e ovunque esso troverà collocazione il principio cardine che dovrà essere onorato e rispettato è quello della legacy (eredità) per il territorio, dall’altro le organizzazioni sindacali non possono non sottolineare come al momento non vi sia garanzia che tale principio venga rispettato, così come sta succedendo per il Villaggio Olimpico.

“Salvo smentite dell’ultima ora, dovrebbe essere edificato a Fiames con impatto ambientale notevole e un costo di circa 48 milioni di euro, per poi essere smantellato alla fine dei Giochi, con il risultato che l’unica legacy che ad oggi possiamo intravedere sono le opere di urbanizzazione che rimarrebbero nell’area, peraltro riserva naturale e con biodiversità uniche”, affermano Denise Casanova, Massimiliano Paglini e Sonia Bridda, segretari generali rispettivamente di Cgil Belluno, Cisl Belluno Treviso e Uil Veneto Belluno.
“Se non c’è nessuno ad oggi in grado di dare garanzie per la legacy del Villaggio Olimpico, l’unica scelta è il recupero del Villaggio ex Eni di Borca di Cadore” commentano i segretari, ” lo stesso problema si pone per la pista da bob bis”.

La posizione del CIO è che la decisione definitiva preveda l’organizzazione degli eventi in un centro già esistente, questo perché il numero attuale di impianti è sufficiente per il numero di atleti, di competizioni e dello scarso tempo che rimane per i Giochi 2026.

“Il problema” sostengono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, “è capire come ci si sia infilati in questo vicolo cieco e soprattutto perché ci si ritrova a due anni dalle Olimpiadi a dover correre per ottenere le offerte per i lavori in 18 giorni e soprattutto perché della programmazione delle discipline olimpiche per Cortina non è stata fatta nessuna valutazione sulla legacy degli impianti, affidandosi solo al romanticismo degli epici risultati del bob italiano nei Giochi del 1956. Ad oggi restano solo la certezza che per fare in fretta e contenere i costi della pista da bob bis si ripropone il criterio del massimo ribasso, in più senza il bob per Cortina si rischia una ‘compartecipazione’ ai Giochi, mentre con il bob si rischia l’ennesima opera faraonica da 80 milioni senza certezze di eredità, sviluppo e prospettive per il territorio”.

Ti potrebbe interessare