Inquinamento, l'allarme degli atenei veneti: «Servono misure più concrete»

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

La cattiva qualità dell’aria in Veneto è una vera emergenza, che le attuali politiche ambientali non stanno riuscendo ad ovviare in modo efficace. A dirlo è uno studio condotto da ricercatori e tecnici delle università di Padova, Venezia, Cagliari e dell’Arpav, intitolato “Long time series analysis of air quality data in the Veneto Region (Northern Italy) to support environmental policies”, e pubblicato su “Atmospheric Environment”.

Nello specifico si evidenzia come le attuali misure di contenimento promosse dalle politiche ambientali siano rivolte principalmente al settore del traffico e spesso attuate occasionalmente. Recentissimo il caso dell’allerta arancione emanato dallo stesso bollettino dell’Arpav per gran parte del territorio veneto.

La nota Unipd prosegue affermando che l’inquinamento atmosferico è destinato, se non lo è già, ad diventare l’impatto ambientale più rilevante sull’ecosistema del prossimo futuro. Viene citato uno studio di carattere sanitario (“Cardiovascular disease burden from ambient air pollution in Europe reassessed using novel hazard ratio functions”, European Heart Journal), il quale riporta che il tasso annuale di incremento di mortalità in Europa per l’inquinamento dell’aria è di 790 mila unità. Si parla di un tasso specifico di mortalità di 133 su 100 mila abitanti, per un’età media che potrebbe ridursi di circa 2,2 anni. Altri dettagli arrivano dalla ricerca “European city air quality viewer” (European Environment Agency), che evidenzia come Padova, Venezia, Vicenza, Verona e Treviso siano tra le 15 città più inquinate d’Europa per le polveri sottili.

Tornando alla ricerca di Unipd, Ca’ Foscari, dell’università di Cagliari e dell’Arpav, sono state indagate in modo sistematico serie storiche di 10 anni sulla qualità dell’aria (2011-2021) nella regione Veneto. Obiettivo comprendere l’influenza di specifici fattori sulla qualità dell’aria, come processi naturali (condizioni meteo), politiche ambientali, fuochi d’artificio e falò e le misure di emergenza sanitaria anti-Covid.

«I risultati della nostra ricerca hanno permesso di delineare i meccanismi che influenzano la qualità dell’aria nella Pianura Padana e di evidenziare in modo definitivo come le attuali misure di contenimento promosse dalle politiche ambientali, rivolte principalmente al settore del traffico e spesso attuate in modo occasionale (es. chiusure domenicali del traffico), siano solo parzialmente efficaci nel migliorare la qualità dell’aria. In particolare, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle PM10, è necessario integrare gli attuali piani di miglioramento della qualità dell’aria con misure strutturali più stringenti volte al controllo delle emissioni degli impianti di riscaldamento domestico, nonché promuovere politiche di efficienza energetica negli edifici e pratiche agricole più sostenibili». Così si è espresso il professor Alberto Pivato del Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale dell’Università di Padova e autore dello studio.

Ti potrebbe interessare