Pochi asili nido e bassa spesa sanitaria: Veneto ultima regione del nord nel welfare

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In Veneto si lavora, si vive più a lungo e l’offerta sanitaria è efficace ed efficiente. Ma se si tratta di catturare la fotografia del welfare, la nostra regione è appena sopra la metà classifica italiana, ultima tra le regioni del nord.

È l’annuale studio sul welfare italiano di Unipol-Ambrosetti a dirlo, in un report che analizza 22 indicatori diversi, fra strutturali e di spesa. Un quadro completo che descrive lo stato di salute del territorio in termini di povertà, disoccupazione, aspettative di vita e spesa sanitaria. A partire da questi indicatori viene poi stilata una classifica da zero a cento punti. Il Veneto si posiziona su 70,1.

Welfare Italia Index 2022 – Punteggio complessivo

Il quadro complessivo va visto da molteplici angolazioni e tutte sono importanti, come spiega Stefano Genovese, coordinatore del Think Tank Welfare Italia: «L’obiettivo del Think Tank Welfare Unipol-Ambrosetti è offrire una visione ampia e integrata di tutte le componenti del welfare: sanità, previdenza, politiche sociali, istruzione che definiscono il grado di protezione che una collettività assegna ai suoi componenti».

Perciò se si va ad analizzare la situazione veneta, contribuiscono al punteggio ottenuto sia fattori negativi, sia fattori positivi. Infatti i parametri strutturali, particolarmente la “efficacia, efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria”, sono uno degli aspetti virtuosi del welfare Veneto, secondo lo studio. La nostra regione si posiziona al terzo posto su questo tipo di indicatori.

Bassa spesa pro capite in sanità pubblica

A pesare sulla fotografia del Veneto sono i parametri di spesa pro capite per la sanità pubblica. Per citare un esempio, a fronte di una spesa emiliana di 2.269 euro, dalle nostre parti ci si ferma a 2.083. Ma la spesa non è l’unico aspetto negativo da considerare.

Welfare Italia Index 2022 – Punteggio indicatori di spesa

Pochi asili nido

Pesano anche i posti autorizzati negli asili nido che si fermano al 20% in Veneto, contro il 30% in Emilia Romagna e Trentino. Secondo lo studio pesa anche il cosiddetto “part-time femminile involontario”, che vede le donne costrette a cercare formule di lavoro a tempo parziale perché su di loro ricade la cura dei figli e degli anziani. E proprio sugli anziani si gioca un altro fattore negativo: cresce stabilmente l’aspettativa di vita, ma crollano anche le nascite e aumentano le risorse necessarie per la sanità e la previdenza sociale.

Alta spesa sanitaria privata

In pratica si vive più a lungo e aumenta il bisogno di cura, con il dato della spesa sanitaria privata pro capite che è tra i più alti in Italia (terzo posto). E nonostante questo quadro non del tutto positivo, è invece più in forma lo stato occupazionale dei veneti. Si spende poco in reddito e pensione di cittadinanza, sussidi di disoccupazione, e sono pochi i giovani che non lavorano e non studiano.

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