Veneto, fiumi e falde in sofferenza: piogge ai minimi storici negli ultimi 12 mesi

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La pioggia tanto invocata nel corso di questa lunga estate ha spezzato la siccità, ma non è riuscita a risolvere la crisi idrica italiana. In Veneto fiumi e falde acquifere sono in sofferenza e le precipitazioni sparse e di intensità diversa non sono state sufficienti. Ad affermarlo è l’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche.

«L’Italia – ha affermato Francesco Vincenzi, presidente di Anbi – è di fronte ad un drammatico dilemma meteorologico per le prossime settimane: auspicare copiose piogge, esponendo però il territorio ai gravi rischi, conseguenza di anni di mancati investimenti nella prevenzione idrogeologica oppure sperare in condizioni climatiche regolari, ben sapendo però di permanere in una condizione idrica di forte sofferenza».

A destare maggiore preoccupazione sono le condizioni delle falde acquifere, particolarmente scarse in Veneto, con riduzioni che arrivano anche al 100%. Infatti, nonostante le precipitazioni nel mese di agosto abbiano fatto registrare un aumento del 20%, il dato complessivo delle precipitazioni da ottobre 2021 (circa 666 mm di pioggia) rimane inferiore del 35% rispetto alla normalità. Un dato così basso non si registrava da 30 anni.

I fiumi, inoltre, sono sempre più bassi: il Po resta sotto i minimi storici, l’Adige è quasi 4 metri al di sotto dello zero idrometrico, il Livenza è calato di un ulteriore metro rispetto al 2021 e il Bacchiglione ha registrato nell’ultimo mese una portata del 62% inferiore alla media storica. «Nonostante la critica situazione idrica, i Consorzi di bonifica ed irrigazione sono riusciti a rispondere alle esigenze del territorio e di un’agricoltura martoriata dalla siccità – ha evidenziato Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – Le condizioni climatiche hanno però comportato un incremento del 30% nei costi operativi che, complici gli insostenibili incrementi nei prezzi dell’energia, rendono irraggiungibile il pareggio di bilancio, previsto per legge, senza aggravare di ulteriori oneri i consorziati. Per questo abbiamo chiesto e continuiamo a sollecitare un intervento pubblico a sostegno dei bilanci dei Consorzi, evitando così onerose ricadute sulle economie delle famiglie e dell’agricoltura.»

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