Veneto, economia in ripresa con lo spettro dell'energia: il report di Bankitalia

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L’economia veneta è in ripresa, ma i pericoli sono reali e dietro l’angolo. Il report della Banca d’Italia sull’economia veneta evidenzia una crescita del pil regionale del 7,6% ed un recupero di due terzi rispetto alla caduta del 2020. Le imprese in utile o pareggio di bilancio aumentano dell’8%. La produzione manifatturiera sale del 16,6% rispetto all’anno precedente e supera il livello medio del 2019 in quasi tutti i settori. Aumentano anche le esportazioni e recupera il settore edile.

Il 2021 ha visto l’economia veneta in risalita grazie al recupero della domanda globale e alla ripresa del turismo. Il Pil regionale è aumentato maggiormente rispetto a quello nazionale, rallentando però verso la fine dell’anno a causa delle difficoltà di reperimento delle materie prime e all’aumento del costo dell’energia, che si è ancora più acuito nel primo trimestre del 2022 con lo scoppio del conflitto in Ucraina.

I settori economici

Il settore manufatturiero mostra la ripresa migliore, attestandosi sui valori medi del 2019. Gli investimenti lordi sono tornati ad aumentare recuperando parzialmente il calo del 2020. Le esportazioni crescono in linea con il resto del paese, con un incremento reale del 9% (20% in termini nominali) nel primo trimestre del 2022.

I benefici fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo e alla ripresa del mercato immobiliare hanno sospinto il settore edile che ha registrato un fatturato maggiore del 4,7%.

Il settore dei servizi e del turismo ha solo parzialmente recuperato il tracollo causato dalla pandemia, con le località balneari e affacciate sul Garda a trainare il resto del settore. Le presenze di turisti italiani e di lingua tedesca sono quasi tornate ai livelli pre-pandemici, ma il flusso di turisti stranieri nel complesso è ancora inferiore del 40%.

Le imprese con bilancio in utile o in pareggio aumentano dell’8%, vuoi per un miglioramento della situazione, vuoi per la chiusura definitiva delle aziende più deboli, che non sono riuscite a superare la crisi del 2020. Le misure di sostegno al credito hanno alimentato la crescita della liquidità che si riflette su una minor richiesta di prestiti, scesi dal 7,5% del 2020 al 1% attuale.

L’occupazione e le famiglie

L’occupazione sale lievemente dello 0,2% con l’incremento riguardante principalmente i lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato, solitamente di breve durata. Ripresa dell’occupazione che migliora nettamente nei primi mesi di quest’anno con il 40% delle nuove assunzioni che si rivelano essere a tempo indeterminato, aumento notevole rispetto al 6,3% del 2021. Dato negativo il divario occupazionale tra uomini e donne, inferiore alla media italiana. Spaccato che si è ridotto di quattro punti in quindi anni, dal 2004 al 2020, ma la cui diminuzione è stata stroncata dalla pandemia.

Il reddito dei nuclei familiari è salito del 2,1% a prezzi costanti ed in linea con l’Italia, con un aumento dei consumi in Regione leggermente inferiore rispetto al resto del Paese (+4,7% contro 5,4%). L’incremento maggiore dei consumi rispetto alla crescita del reddito evidenzia una minor propensione al risparmio che però rimane comunque su livelli elevati. Resta anche la preferenza dei privati alla liquidità con maggiori investimenti in strumenti finanziari a basso rischio come i depositi (+5,6%). Aumentano anche i prestiti alle famiglie connessi alla crescita dei nuovi mutui che registrano un incremento del 30%, anche in relazione alla ripresa del mercato immobiliare.

La guerra e l’energia

La crisi ucraina non dovrebbe avere un impatto diretto particolarmente rilevante per le imprese venete, le esportazioni verso Ucraina, Russia e Bielorussia rappresentavano il 2,5% del totale, bensì andrà ad incidere sui costi di produzione tramite l’aumento del costo dell’energia. Si prevede un aumento dei costi di quasi il 10% per le aziende manifatturiere.

Costi dell’energia che potrebbero essere ridotti tramite una corretta transizione ecologica ed energetica. Cambiamento complesso per il Veneto date le eterogenee macroregioni climatiche presenti in regione. La Banca d’Italia utilizza un indice degli impatti potenziali aggregati, detto API, per valutare l’esposizione del territorio al rischio fisico. L’indice soppesa le anomalie climatiche attese per il periodo 2021-2050 ed il capitale umano, naturale ed economico presente. Dalla ricerca emerge che il 20% delle società del campione erano localizzate in zone ad alto rischio.

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