Veneto, occupazione in crescita nei primi mesi del 2022. «Ma la guerra in Ucraina avrà ricadute»

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Per il Veneto un inizio d’anno decisamente positivo sul fronte occupazionale, con un incremento di 16.000 posti di lavoro dipendente nel primo trimestre, per un bilancio occupazionale complessivo di oltre 23.500 posti guadagnati nei primi tre mesi del 2022. Un bilancio che però non tiene conto di come e quanto le attuali crisi energetica e geopolitica internazionali avranno impatto nel breve e medio periodo sul mercato del lavoro nazionale e regionale.

Lo ha spiegato l’assessora regionale al lavoro Elena Donazzan, commentando i dati della Bussola di Veneto Lavoro riferiti al primo trimestre del 2022.

La crescita dell’occupazione registrata tra gennaio e marzo riguarda tanto l’occupazione stabile, con 10.600 posti a tempo indeterminato in più nel periodo, quanto il lavoro a termine. Sebbene nel raffronto con il 2021 si debba tener conto di un periodo allora condizionato dalle restrizioni anti-Covid, a inizio 2022 l’andamento occupazionale è particolarmente positivo per i servizi, con assunzioni quadruplicate nel turismo e raddoppiate nelle attività culturali e nell’editoria. L’industria, trainata da occhialeria, concia, macchine elettriche e mezzi di trasporto, registra un aumento della domanda di lavoro del 37% e un bilancio positivo per oltre 10.000 posizioni lavorative.

Verona e Venezia, province a forte vocazione turistica, registrano i saldi più positivi, rispettivamente +7.800 e +7.100 posizioni lavorative. L’unica provincia in negativo è Belluno (-1.600), dove però il primo trimestre dell’anno è strutturalmente caratterizzato dalla chiusura dei contratti stagionali legati al turismo invernale.

In aumento le dimissioni, cresciute del 52% rispetto al 2021. Secondo i ricercatori di Veneto Lavoro tale fenomeno, più che a diverse scelte di vita dettate dalle conseguenze della pandemia, sarebbe da attribuire alla possibilità da parte di molti lavoratori, in un mercato del lavoro tornato a essere particolarmente vivace, di trovare occasioni di impiego migliori, come dimostrato anche dall’incremento del tasso di ricollocazione nel breve periodo dei lavoratori dimissionari.

«Preoccupano le ricadute sull’economia reale, e dunque sul mercato del lavoro, del conflitto in Ucraina, della spinta inflazionistica e dell’aumento record dei costi per l’energia e per le materie prime», dice Donazzan. «Elementi che stanno pesando in maniera insostenibile sulla capacità di produrre di molte imprese venete ed italiane. Le previsioni economiche sono concordi nell’ipotizzare un futuro forte ridimensionamento della crescita del Pil, col timore che una piena ripresa ed un ritorno ai livelli pre-covid possano slittare al 2023».

«Sarà cruciale – aggiunge – proseguire con questo lavoro di rilevamento e di analisi dei principali fattori occupazionali della nostra regione, che Veneto Lavoro sta operando fin dai primi mesi della pandemia e che vede nella Bussola il suo strumento cardine».

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