Ripresa economica in Veneto, Confapi: «Dopo l'emergenza investire sulla sburocratizzazione col PNRR»

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«Il sistema economico veneto dimostra una capacità di recupero superiore alla media nazionale. Il nostro ecosistema imprenditoriale, ricco di pmi, è in grado di ripartire e riorganizzare le produzioni molto più velocemente rispetto alle regioni dove il tessuto economico risulta più legato alle dinamiche della grande impresa. Superata la fase emergenziale sarà necessario destinare una parte delle risorse del Pnrr ad una vigorosa semplificazione burocratica, indispensabile per l’operatività e competitività delle nostre pmi».

È il commento del presidente di Confapi Venezia, Marco Zecchinel, sui più recenti dati relativi alla crescita economica in regione.

Dopo l’inevitabile contrazione del Pil nello scorso anno, che è in Veneto è stata del -9%, le previsioni per il 2021 vengono riviste al rialzo e si ipotizza un + 5,9%. I consumi delle famiglie venete, stimati al ribasso del 13,1% per il 2020, saliranno del 4,2% nell’anno in corso. Gli investimenti, in caduta del 9,8% nel 2020, hanno prospettive di una crescita del 16% nel 2021.

Tengono il settore edilizio e le esportazioni

Per quanto riguarda la dinamica imprenditoriale regionale del primo trimestre dell’anno, si evince che si sia chiuso con situazione pressoché immutata rispetto all’inizio del 2020: nel periodo gennaio-marzo di quest’anno, infatti, le imprese attive venete restano stabili e lo stesso avviene a livello congiunturale (rispetto al trimestre precedente). A livello settoriale, si assiste a una tenuta nei settori dell’edilizia e delle costruzioni, nonché dei servizi (più accentuata in ambito nazionale), mentre risultano in leggera flessione le imprese attive nell’agricoltura e nell’industria.

Segnali incoraggianti per una ripresa delle vendite estere arrivano dalle prime stime sull’interscambio commerciale relative al primo trimestre del 2021.  Il valore delle esportazioni venete di beni, infatti, è pari a 16 miliardi di euro e risulta in crescita di quasi cinque punti percentuali rispetto al dato registrato nello stesso trimestre del 2020.

Il buon risultato manifestata dalle esportazioni regionali è in linea con quella riscontrata a livello complessivo nazionale (+4,6%); a trainarle sono i settori delle produzioni di metallo, delle apparecchiature elettriche e meccaniche. Circa i mercati di destinazione, vi è un sensibile aumento delle vendite verso Germania, Francia e Belgio.

I dati sull’occupazione: un riepilogo

Dal punto di vista dell’occupazione, in Veneto a giugno si conferma la tendenza di crescita delle assunzioni, superiori anche ai valori registrati nello stesso mese del 2019. È un bilancio numericamente imputabile ai contratti a tempo determinato che, dopo aver patito a lungo, traggono beneficio dalla ripresa delle attività e vanno a colmare un vuoto preesistente. Nel complesso, nel secondo trimestre del 2021 si contano oltre 151mila assunzioni, il 66% in più del valore rilevato nello stesso periodo dell’anno scorso, ma ancora il 12% in meno di quello registrato nel secondo trimestre del 2019 (risultato dovuto all’incertezza di quest’anno della riapertura delle attività nel mese di Aprile). Leggermente più penalizzate, sul versante delle assunzioni, le donne e ancor di più gli stranieri.

Circa le aree settoriali, è evidente che permangono ambiti in maggiore difficoltà, ma occorre aspettare un ritorno alla normalità che vada anche a modificare i consumi privati rallentando la corsa di settori “privilegiati” dal lockdown (come i beni e i servizi informatici) e portando ad un graduale recupero di quelli maggiormente penalizzati. Secondo i dati di Veneto Lavoro, nei settori particolarmente soggetti alle restrizioni (servizi turistici e culturali, il commercio, la ristorazione e l’abbigliamento), il differenziale tra il secondo trimestre 2021 e lo stesso periodo del 2019 è ancora significativo: -20% per il primo e -15% per il secondo, anche se nel mese di giugno molte sono state le assunzioni, evidenziando una tendenza al recupero di una stagione partita con ritardo.  Nel Made in Italy la flessione della domanda di lavoro è ancora presente nei settori della moda e nell’alimentare con un discreto miglioramento nel mese di Giugno.

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