Cresce ancora l'occupazione: più assunzioni, ma meno a tempo indeterminato

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L’ultimo report di Veneto Lavoro sullo stato del mercato occupazionale in regione dà indicazioni positive. Nel mese di luglio continua il trend positivo iniziato nel mese precedente con il ritorno ad un volume delle assunzioni a livelli del tutto assimilabili a quelli del 2019, anzi con un incremento del +7% (52.300 rispetto alle 48.700) e con un saldo ugualmente più positivo (+6.500 rispetto a +5.700). È un bilancio numericamente imputabile ai contratti a tempo determinato che dopo aver a lungo sofferto (prova ne sia la riduzione delle trasformazioni, -24%, conseguenza del ridotto reclutamento nel periodo pandemico) si giovano della ripresa delle attività e vanno a colmare un vuoto preesistente: la loro crescita è pari al +12% (quasi 40.000 contratti stipulati nel mese) rispetto al +8% dell’apprendistato (poco più di 5.000 contratti) e alla flessione del tempo indeterminato (-13%).

Il saldo tra assunzioni e cessazioni nei primi sette mesi del 2021 è stato pari a quasi +73.000 unità, un valore ormai prossimo alle +82.000 fatto registrare nell’analogo periodo del 2019. Ancora difficile il raffronto con il passato: maggiormente significativo, per cogliere le tendenze del mercato, è l’andamento delle assunzioni che risultano ancora in flessione del -17% rispetto al 2019.

Dopo un mese dall’intervento di sblocco dei licenziamenti si può dire che non vi è stato un “crollo della diga” ma piuttosto alcune perdite. Nel complesso i lavoratori interessati sono stati 656 rispetto ai 698 del 2018 e agli 837 del 2019; le aziende interessate sono state 356 mentre erano 380 nel 2018 e 382 nel 2019.

Turismo e commercio ancora in flessione

La flessione della domanda di lavoro si è concentrata principalmente nei settori soggetti alle restrizioni (servizi turistici e commercio) ma non ha risparmiato anche quelli manifatturieri, a dimostrazione che il blocco del turnover determinato dall’impossibilità del licenziamento tende a “congelare” il mercato del lavoro; il settore primario e le costruzioni hanno mantenuto andamenti sostanzialmente positivi che si sono intensificati ed estesi all’intera economia a partire da aprile 2021. Va rilevato come nel mese di luglio i saldi registrati nei settori del commercio, sia all’ingrosso che al dettaglio, e nel turismo siano stati decisamente più positivi rispetto allo stesso mese del 2019 ed in linea con quelli del 2020: le riaperture avevano fatto sì che il reclutamento che era mancato nei mesi precedenti si concentrasse nell’ultimo periodo. Negli ultimi tre mesi del 2021 il settore turistico ha reclutato più che nel 2019 (57.000 quest’anno rispetto a 50.000) ma a mostrare anche in questo caso l’effetto “ritardo” basta considerare anche aprile e vedere come guardando agli ultimi quattro mesi invece sia presente ancora un gap (61.000 oggi e 70.000 due anni fa). Si tratta insomma di un “effetto rimbalzo”, conseguenza delle chiusure protrattesi fino a primavera.

Ad oggi, a partire dal 23 febbraio 2020, il bilancio occupazionale grezzo del settore privato con riferimento ai tre contratti principali (cti, cap e ctd) è in Veneto positivo per +50.600 posizioni lavorative. È un risultato che sconta l’utilizzo massiccio della Cig, il blocco dei licenziamenti (ora attenuato), che media performance diverse tra territori e settori, oltre a riflettere momenti diversi del ciclo stagionale.

Pil in rialzo e previsioni positive

I dati di luglio di Prometeia vedono per il Veneto una crescita del PIL nel corso del 2021 pari al 5,9% (la stessa previsione vede la crescita dell’Italia al 5,3%). Secondo l’indagine congiunturale di Unioncamere Veneto l’industria regionale chiude il secondo trimestre con ottimi risultati: rispetto al periodo pre-crisi (livello medio del 2019) la produzione cresce dell’8,4%, il fatturato del 14,6%, gli ordinativi interni del 7,4% e quelli esteri dell’11,9%.

I dati occupazionali lasciano ben sperare anche per quanto riguarda il settore turistico, con una stagione estiva che promette di recuperare livelli di domanda simili a quelli del 2019 dopo un inizio anno ancora molto difficile che, come documentato nel Bollettino socio-economico curato dall’Ufficio di statistica della Regione del Veneto, nel primo quadrimestre vedeva ancora un calo delle presenze turistiche nelle strutture ricettive regionali valutabile intorno al 78% rispetto al 2019. In questo caso l’ulteriore incognita oltre al coronavirus è rappresentata dalle condizioni metereologiche.

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