Caporalato, arresti domiciliari per due manager di Grafica Veneta

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Il caporalato dietro casa. Un’indagine dei Carabinieri di Padova ha portato all’arresto di due dirigenti di Grafica Veneta, il colosso della stampa di Trebaseleghe, accusati di sfruttamento del lavoro: si tratta dell’amministratore delegato Giorgio Bertan, e di Giampaolo Pinton, direttore dell’area tecnica. I due attualmente sono agli arresti domiciliari. Dalle indagini è emerso che in azienda erano presenti lavoratori pakistani assunti da una ditta appaltatrice – la BM Services di Lavis (Trento) – che dopo essere stati regolarmente assunti erano stati costretti a paghe bassissime, di cui dovevano restituire una parte ai caporali, turni di 12 ore, ferie o giorni di riposo inesistenti. Uno status quo mantenuto da pestaggi, minacce e sopraffazioni.

Le indagini

I due manager di Grafica Veneta, secondo gli inquirenti, erano a conoscenza delle condizioni di lavoro, e avrebbero cercato anche di ostacolare le indagini. In manette sono finiti i proprietari di BM, padre e figlio pakistani di 54 e 28 anni, e altri tre caporali. Altre quattro persone sono tutt’ora ricercate.

Le indagini hanno avuto inizio lo scorso anno, dopo il ritrovamento di un uomo pakistano lungo la statale per Piove di Sacco, legato, percosso e derubato. Lo stesso giorno, altri uomini della stessa nazionalità si erano recati in Pronto soccorso a Padova con evidenti lesioni. I Carabinieri hanno collegato i due casi, ed è emerso che tutte le persone coinvolte lavoravano nello stabilimento di Grafica Veneta. Il pestaggio era arrivato come ritorsione dopo che i lavoratori avevano provato a rivolgersi a dei sindacati.

Franceschi: «Noi estranei ai fatti»

Netta la difesa del patron Fabio Franceschi: «Grafica Veneta era del tutto all’oscuro, di quanto sembrerebbe emergere dalla inchiesta, e del resto l’oggetto della contestazione ai suoi funzionari riguarda solo ed esclusivamente un asserito ostacolo all’indagine. Ostacolo che non è mai stato posto dalla società Grafica Veneta che intende invece collaborare con le forze dell’ordine e la magistratura per il ripristino della legalità in primis e quindi della verità».

Tra gli elementi al vaglio dei Carabinieri c’è anche un’intercettazione telefonica tra i vertici dell’azienda, nella quale chiedono ai tecnici di non rivelare informazioni agli inquirenti.

Uggè (Conftrasporto): «Ennesimo episodio»

«Quello che si è scoperto oggi in Veneto è l’ennesimo episodio, gravissimo, legato alla prassi del  del subappalto, che sfugge a ogni regola ed è difficile da controllare», ha detto il presidente nazionale di Conftrasporto-Confcommercio, Paolo Uggè. «Un problema che abbiamo segnalato da tempo, al Governo, e che ha a che vedere con le rappresentanze di categoria, che toccano anche la parte imprenditoriale. Sappiamo che esistono soggetti che si definiscono ‘cooperative’ e che con la cooperazione non hanno molto a che vedere. Talvolta queste realtà non rispettano i contratti, gli obblighi contributivi, sottraggono commesse a imprese o cooperative che operano correttamente, sottopagano i soci che, in molti casi, sono reclutati tra gli immigrati».

Cgil: «Occorre presa di coscienza della società»

«Le responsabilità penali dei dirigenti di Grafica Veneta verranno accertate dalla magistratura. Ma quanto emerge dall’indagine è già di per sé sconcertante. Stiamo parlando di lavoratori ridotti sostanzialmente in schiavitù e privati dei diritti più elementari e perfino della libertà personale».

Lo hanno affermato, in una dichiarazione congiunta, Christian Ferrari, segretario generale Cgil Veneto, e Aldo Marturano, segretario generale Cgil Padova. «Il fatto che nemmeno una realtà considerata un’eccellenza della nostra industria a livello nazionale e internazionale sia, secondo gli inquirenti, immune da questo fenomeno deve far riflettere tutti e deve far agire le Istituzioni».

Il sistema degli appalti e delle esternalizzazioni, ormai è chiaro, è un sistema malato», proseguono Ferrari e Marturano. «A livello veneto, per sconfiggere il fenomeno del caporalato e dell’illegalità economica troppo diffusa, non basta l’azione delle Forze dell’ordine, magistrati, e dei sindacati. Occorre una presa di coscienza, e scelte conseguenti, di tutta la società, a partire dalle organizzazioni datoriali, che non possono tirarsi indietro in questa battaglia di civiltà. Dalla pandemia e dalla crisi economica usciremo solo cambiando modello di sviluppo, e rimettendo al centro il lavoro libero, dignitoso e di qualità»

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