Costi materie prime, da CNA sostegno alle Pmi per l'acquisto di scorte

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L’aumento dei costi delle materie prime sta continuando ad influire pesantemente sulla ripresa della economia post Covid, con ripercussioni gravi in particolare sulle Pmi. Colpito soprattutto il comparto Casa, fortemente incentivato da misure fiscali come il Superbonus 110%: agli aumenti dei costi delle materie prime si aggiungono la carenza dei materiali e dei semilavorati a causa dei rallentamenti provocati dalla pandemia e le speculazioni legate all’aumento della domanda dovuta proprio ai numerosi incentivi dedicati alla casa. In prima battuta è il settore edile quello sembra maggiormente coinvolto; ma le ripercussioni ci sono anche su settore del mobile, comparto del legno, elettronica, manifatturiero, e così via. A cascata sono molte le realtà artigianali che ne risentono costrette a lavorare con margini di guadagno sempre più risicati.

Acciaio, rame, alluminio, legno: ecco tutti gli aumenti

Le materie prime sono sempre più scarse: chi cerca l’acciaio oggi per il prossimo mese di lavori, non lo trova. I prezzi poi non si discutono più con i fornitori.

Gli aumenti sui mercati:

  • Le quotazioni dei metalli industriali sono in notevole ascesa oramai da mesi. Solo nell’ultimo anno, il rame quotato all’LME (London Metal Exchange), è arrivato ad oltre 10.000 dollari/tonnellata ad aprile/maggio, segnando il nuovo massimo a 10 anni.
  • L’alluminio, sempre LME, riferimento mondiale per i non ferrosi, è aumentato di circa il 65% in un anno. A maggio è in leggera diminuzione. Secondo il SiderIndex, l’indice che misura le quotazioni medie alla tonnellata dei prodotti siderurgici in acciaio al carbonio in Italia, ad aprile arriva a 600 euro la tonnellata.
  • Colis di acciaio quotati al CME (Chicago Mercantile Exchange) sono aumentati del 140% da agosto 2020.
  • Il ferro quotato al CME a fine 2020 raggiunge il prezzo più alto dal 2011 (180 dollari/tonnellata) e registra variazioni del 117% tra novembre 2020 e aprile 2021.
  • Il Pvc è salito di almeno un + 30% rispetto al 2020.
  • Anche il vetro, le materie plastiche e le vernici stanno rincarando, mentre il legno che ora si fatica a trovare, con un +45% è praticamente quasi raddoppiato da metà aprile scorso: il legno lamellare è passato da 600 euro al metro cubo di un anno fa a 950 euro.

Come uscirne: strumenti di sostegno al credito

«I dati evidenziano quando questa situazione sia pesante – commenta Alessandro Conte, Presidente CNA Veneto –. Attraverso Sviluppo Artigiano, il nostro Confidi, abbiamo concretizzato della azioni a sostegno del credito dell’acquisto. Chiediamo che all’interno delle progettualità del PNRR rientrino azioni strategiche in grado di far ripartire la produzione di alcune materie prime all’interno del territorio proprio per evitare di essere soggetti a speculazioni. Dobbiamo essere in grado di produrre materie prime per rimanere indipendenti dalle fluttuazioni del mercato.»

La possibilità di un maggior credito per l’approvvigionamento di merci e materie prime è una boccata di ossigeno. Sviluppo Artigiano mette a disposizione dei soci uno strumento di garanzia pensato proprio per questa necessità e dedicato nello specifico proprio alle Pmi non in difficoltà nel rispetto del Regolamento UE 651/2014: il rilascio di una garanzia all’80% riassicurata dal Fondo Centrale di Garanzia e a fronte dei possibili aggiornamenti normativi la garanzia potrebbe essere innalzata fino al 90%. Questo fondo è destinato ad assistere finanziamenti erogati dalle Banche per l’importo massimo di 150.000 euro con durata di 18 mesi meno un giorno con 6 mesi di preammortamento e 12 di ammortamento. Grazie a questa forma di finanziamento si possono acquisire le merci, avviare la produzione ed iniziare il rimborso del capitale con gli incassi della fatturazione dei prodotti senza appesantire eccessivamente l’azienda nella fase di avvio della produzione. Considerata la particolare finalità dell’intervento le commissioni, vengono contenute per l’intera durata del finanziamento da un minimo dello 0,60% ad un massimo del’1,30% in base alla fascia di rischio del Socio ed alla percentuale di controgaranzia del FCG.

 

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