Nordest, il lockdown mette in crisi due lavoratori su tre. Il dramma degli autonomi

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Due terzi dei lavoratori delle regioni del Nord Est ha subito perdite di guadagno e una riduzione dell’orario di lavoro a causa dell’emergenza Covid-19 e del lockdown delle attività produttive. La crisi colpisce in particolare i dipendenti a tempo determinato, la metà dei quali ha perso il lavoro, e che nel 90% dei casi ha subito pesanti perdite di guadagno.

Le conseguenze economiche dell’emergenza Covid-19 si fanno sentire pesantemente sul mondo del lavoro anche nelle regioni italiane tradizionalmente più produttive (Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna). I dati emergono da un sondaggio, come riferisce il Mattino di Padova, condotto dall’Unità di Ricerca sulla Medicina Tropicale dell’Università di Oxford, che coinvolge Regno Unito, Italia, Thailandia e Malaysia, curato per la parte italiana dalla Fondazione Nord Est di Venezia e finanziato dalla Fondazione Cariparo.

Il sondaggio ha coinvolto mille persone di età 18-74 anni, mediante un questionario lanciato su Facebook e su Istagram nei primi giorni di maggio, alla fine della prima fase del lockdown. L’indagine permette di osservare in dettaglio i disagi vissuti dai lavoratori nei due lunghi mesi di blocco totale nelle regioni del Nord Est, distinguendo tra i dipendenti a tempo indeterminato e determinato, e i lavoratori autonomi.

Dallo studio emerge che solo un numero ridotto di lavoratori a tempo indeterminato ha perso il lavoro (9%). Eppure il 50% di loro ha guadagnato di meno, il 62% ha subito una riduzione dell’orario di lavoro, il 17% una chiusura temporanea dell’attività. Una minoranza invece (il 18%) si è trovata a dover lavorare di più. Drammatici, infine, i dati che riguardano i lavoratori autonomi: il 100% dichiara di aver subito una decurtazione degli introiti, la metà ha dovuto chiudere un’attività in via temporanea o definitiva, mentre a perdere il lavoro è stato il 36%.

Andrea Fasulo

 

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