Dalla sopravvivenza alla comunità: le vostre storie raccontano il nostro Veneto

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Vorrei evitare il rischio di scrivere il classico editoriale nel quale ricordare com’era bello il mondo otto anni fa, nel 2012, quando Veneto Economia è nato. Anche perché – almeno per me – il mondo in quel tempo non era poi così bello. Erano tempi di crisi. Un po’ sistemica, perché i postumi del 2008 in fondo non ce li siamo ancora tolti oggi, figuriamoci nel 2012. Innanzitutto personale, perché il giovane giornalista che ero aveva appena conosciuto in prima persona che cosa significa il fallimento del proprio editore, la cassa integrazione, la disoccupazione. Tempi di crisi, appunto.

Veneto Economia nasceva per un istinto di sopravvivenza. Nasceva per conservare un “posto” dove poter continuare a scrivere e a fare l’unico giornalismo che ho mai saputo fare: quello che mette in fila i fatti, li analizza e, se proprio deve e solo quando può essere utile, li commenta.

Il payoff – all’epoca l’avrei definito motto – recitava «Notizie dal Veneto che lavora». L’idea di fondo, raccontare l’economia che cambia. Che cambia giorno dopo giorno, che modifica se stessa, che si trasforma. Che cambia le nostre vite, che su queste influisce e talvolta decide. Come: con un quotidiano online che parlasse chiaro, che semplificasse senza banalizzare, che aiutasse i meno esperti a capire un po’ di più, ma che allo stesso tempo offrisse agli addetti ai lavori uno spazio di partecipazione.

Oggi Veneto Economia non è più un io ma un noi. Una redazione sul pezzo, tenace, appassionata, più un fantastico team specializzato nel progettare eventi che tengono vivo il confronto e l’incontro tra le persone. Una comunità di lettori partecipi, che non ci fa mancare critiche né lodi: a noi piacciono le prime quasi quanto le seconde. Una comunità che in queste settimane di lockdown abbiamo sentito più vicina e alla quale abbiamo cercato di farci noi stessi più vicini: i risultati ci dicono che siamo sulla strada giusta.

In questi tempi di Covid-19 Veneto Economia cambia pelle, con una grafica più essenziale, una nuova linea per la testata e una struttura pensata per facilitare la lettura, progettata con Matteo Moretti e sheldon.studio. Nel presentare questa nuova veste, Matteo ci ha ricordato un’esortazione del designer John Maeda: «Subtract the obvious, add the meaningful».

Sottrarre l’ovvio, aggiungere il significativo. Questo è il nostro obiettivo. E ci impegniamo per esserne sempre all’altezza, al servizio della nostra comunità.

Domenico Lanzilotta

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