Imprese, "cause di forza maggiore" con l'estero per evitare penali

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Una certificazione che attesta l’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Coronavirus in atto come causa di forza maggiore che impedisce di adempiere agli obblighi contrattuali assunti nei confronti dell’estero. Ed evitare così di pagare penali per colpe non proprie. Confindustria, a partire da una segnalazione partita da Confindustria Vicenza e arrivata fino al tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico, ha chiesto e ottenuto che siano le Camere di Commercio a rilasciarla. Le imprese possono compilare una domanda, reperibile sul sito della Camera di Commercio, e ottenere molto rapidamente un’attestazione in lingua inglese al solo costo dei diritti di segreteria di 3 euro.

«Contrattualmente – spiega il vicepresidente di Confindustria Vicenza Remo Pedon -, per avvalersi della forza maggiore occorre fornirne prova e molti contratti attribuiscono valore probatorio alle sole certificazioni di parte pubblica e istituzionale, quali quelle delle Camere di Commercio. Si tratta quindi di uno strumento importante perché è ovvio che, se un’azienda è stata chiusa dal Governo o ha visto bloccare attività o servizi necessari alla sua continuità lavorativa, non potrà rispettare gli impegni contrattuali. Pagare delle penali per colpe non proprie sarebbe davvero una beffa, oltre che un gravissimo danno economico specialmente in un momento in cui la liquidità è il problema numero uno per moltissime realtà».

Strumenti a disposizione delle imprese

L’attestazione è da intendersi, però, come un primo passaggio, spesso obbligato, in relazione soprattutto alle specifiche clausole contrattuali sulla forza maggiore; poi è la singola impresa ad assumere la responsabilità di dichiarare l’impossibilità di adempiere, in tutto o in parte, al contratto, per effetto delle circostanze certificate dalla Camera di Commercio. Tra le altre cose Confindustria Vicenza ha fornito agli associati anche la traduzione in inglese del DPCM 22 marzo, con successivo aggiornamento, per permettere loro una più completa comunicazione ai partner internazionali ed eventualmente per verificare se la propria clientela estera opera nei settori corrispondenti ai codici ATECO autorizzati.

«Chi si trova in queste condizioni – conclude Pedon -, ora ha uno strumento utile ed efficace per moltissime tipologie di contratti. Parare i colpi serve però soprattutto in prospettiva, per pensare di arrivare alla ripartenza il prima possibile, nelle migliori condizioni possibili, per non perdere le posizioni guadagnate con anni di lavoro sui mercati internazionali».

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