Fabbriche aperte, 14mila richieste alle prefetture in Veneto. Il no dei sindacati

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Molte aziende metalmeccaniche, dopo le chiusure ad intermittenza delle scorse settimane causa emergenza coronavirus, potrebbero decidere di riaprire i battenti già oggi lunedì 6 aprile. Sono più di 14mila le comunicazioni di proroga arrivate sui tavoli delle Prefetture in Veneto. Ma i sindacati attaccano: «Si pensi prima alla salute dei lavoratori e delle loro famiglie», e annunciano possibili mobilitazioni.

«Eludendo il decreto che impone la sospensione delle attività non necessarie, denunciamo che oltre alle aziende metalmeccaniche che stanno già lavorando, da lunedì alcune riprenderanno l’attività e molte si stanno preparando alla riapertura mandando comunicazione ai prefetti» si legge in un comunicato firmato da Fim Cisl Veneto, Fiom Cgil Veneto e Uilm Uil. Aziende che pur non avendo attività previste dai Codice Ateco, definiti dal Governo con Cgil, Cisi Uil lo scorso 25 marzo, spiegano i sindacati, inviano la comunicazione di ripresa dell’attività al Prefetto godendo del silenzio assenso previsto nel DCPM ed “in molti casi senza aver coinvolto le organizzazioni sindacali aziendali, come previsto dal Protocollo anticontagio del 14 marzo condiviso dagli stessi imprenditori”.

Nei giorni scorsi era stato il presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro a prendere posizione invocando una rapida ripresa della produzione industriale: «Si deve prevedere di riaprire le produzioni senza indugi, altrimenti si rischia di lasciare migliaia di aziende e lavoratori sul lastrico. Serve poi un allargamento dei codici Ateco, che consenta alle aziende che hanno mercato interno o finalità di export, di riavviare le produzioni». «Gli imprenditori – aveva dichiarato Carraro – sono coscienti della gravità dell’epidemia, ma oggi è un dovere per tutte le aziende che possono lavorare in sicurezza non pesare sui bilanci dell’Inps contribuendo con i dovuti versamenti ad alimentare i fondi già al limite».

I rappresentanti dei lavoratori non ci stanno, e paventano l’ipotesi di ricorrere anche allo sciopero. La condizione primaria, concludono nella nota: «è che nessuna persona sia esposta a rischi, perciò nelle aziende che non rispettano i codici Ateco e le misure anti-contagio previste dal Procollo del 14 marzo, Fim-Fiom-Uilm del Veneto danno pieno mandato alle strutture territoriali di organizzare le iniziative di mobilitazione che riterranno opportune e di richiedere incontri con i Prefetti e con le Associazioni Industriali».

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