Disoccupati al posto degli stagionali stranieri: il piano della Regione

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A causa dei blocchi alle frontiere imposti dall’emergenza Coronavirus, molte aziende del settore agricolo sono rimaste senza manodopera straniera: mancano braccia per la raccolta di fragole, asparagi e primizie, per le operazioni di primavera nelle vigne e per l’avvio dalle colture estive.

E in Veneto ci sono 140 mila disoccupati (registrati ai centri per l’impiego), di cui oltre 12 mila che beneficiano del reddito di cittadinanza. La domanda quindi sorge spontanea: perché non far lavorare i disoccupati nei campi?

È proprio questa la proposta di Giuseppe Pan, assessore all’agricoltura della regione Veneto, che con la collega alle politiche per il lavoro Elena Donazzan  sta studiando il modo per mettere in comunicazione diretta i disoccupati e le aziende agricole, coinvolgendo i centri per l’impiego.

«Le organizzazioni agricole del Veneto stimano un fabbisogno di circa 5 mila lavoratori stagionali  per la raccolta in queste settimane di  fragole, asparagi e primizie e per i trapianti per le colture estive – sottolinea l’assessore all’agricoltura  – Se non sarà possibile fare ricorso ai voucher semplificati per l’agricoltura, chiediamo almeno che sia possibile attingere alle liste dei disoccupati e inoccupati iscritti ai Centri per l’Impiego, e di proporre a queste persone un’opportunità di lavoro nelle aziende del territorio. Sono convinto che per molti il lavoro nelle serre e nei campi sia una opportunità interessante di primo reddito o di integrazione al reddito, viste le deroghe assicurate dal decreto legge 18 ‘Cura Italia’ ai disoccupati percettori di Naspi o del reddito di cittadinanza e lo scenario di recessione economica che si sta affacciando».

«Ci stiamo già confrontando con Veneto Lavoro e con i responsabili dei Centri per l’Impiego – conclude Giuseppe Pan – al fine di proporre un accordo-quadro che faciliti il ricorso a questi lavoratori nel pieno rispetto dei requisiti di sicurezza e con la garanzia di poter fornire i dispositivi di prevenzione individuale, nonché della necessaria formazione prima dell’avvio alle attività agricole. L’eventuale accordo dovrà essere ratificato da tutte le rappresentanze di settore e dal Tavolo verde per l’agricoltura».

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