Coronavirus, l'annuncio di Conte nella notte: stop fabbriche e uffici

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Coronavirus, «chiudere ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria, cruciale, indispensabile a garantirci beni e servizi essenziali». Il nuovo annuncio arriva nella notte di sabato 21 marzo. Sono passate da 24 minuti le 23 quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia nuove misure per tentare di frenare l’ondata di contagi da Covid-19. Erano nell’aria, ma assumono quel significato nuovo che hanno le ipotesi quando si fanno scelta concreta, capace di trasformare in pochi attimi il nostro quotidiano. Si chiude. Si chiude ogni attività non necessaria, mentre restano aperti supermercati e negozi di alimentari come pure i servizi essenziali. Stop alle aziende tranne quelle che lavorano  in smart working e quelle ritenute essenziali. Fonti di palazzo Chigi Chigi indicano nel 3 aprile la scadenza – prorogabile – del nuovo provvedimento.

Il grazie alla “prima linea”: medici e infermieri, ma anche cassieri e camionisti

Conte, come ormai è consuetudine, rimarca l’importanza delle misure restrittive prese e ringrazia gli italiani del sacrificio. Ancora una volta definisce questo periodo «il più difficile dal dopoguerra» e sottolinea che «la morte di tanti è un dolore che ogni giorno si rinnova». Ringrazia poi i lavoratori della prima linea: medici, infermieri e personale degli ospedali, camionisti, cassieri, dipendenti pubblici che tengono i servizi essenziali e i giornalisti.

Coronavirus, nuovo stop: che cosa rimane aperto

Continuano a rimanere aperti supermercati e alimentari, farmacie, parafarmacie, banche e attività connesse a quelle essenziali. Consentito, al di là di queste attività, solo le attività lavorative in smart working e quelle legate alla produzione di beni essenziali. Resta dunque valido l’elenco degli esercizi autorizzati a rimanere aperti già diffuso e pubblicato in questo  articolo. Qualificati come essenziali anche agricoltura, pesca, industria alimentare e delle bevande, servizi di informazione e comunicazione.

«Rallentiamo ma non fermiamo il motore produttivo del Paese», scandisce Conte. Che poi rassicura: «Lo Stato c’è, lo Stato è qui» e prepara contromisure ai contraccolpi economici della crisi. «Stiamo rinunciando alle abitudini più care, ma non rinunciamo al coraggio e alla speranza nel futuro. Uniti ce la faremo», conclude Conte.

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