Coronavirus, Cgia: «3,6 miliardi dal governo insufficienti»

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Per affrontare il tema dell’emergenza Coronavirus oggi 2 marzo si riunirà a Venezia il Tavolo di concertazione delle categorie economiche, allargato per l’occasione ai principali enti fieristici. Nel frattempo però la preoccupazione tra gli operatori economici è ancora tanta, e le misure decise dal Governo non sembrano placare i malumori.

Caduta delle vendite e degli ordinativi, blocco delle attività di business, problemi di logistica, di approvvigionamento e di mancanza di personale. Le imprese artigiane sono preoccupate per le conseguenze del Coronavirus sull’economia. Confartigianato Imprese Veneto porterà oggi al tavolo regionale la voce raccolta tra le imprese artigiane. Primo punto, la richiesta di una strategia di comunicazione e d’immagine per il “prodotto Italia”. «Non possiamo permetterci – dice Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto-, di ragionare su scala locale, con il rischio di azioni scoordinate, che alimentano la percezione di provincialismo all’interno del Paese. Serve una linea d’azione che tuteli l’immagine dell’Italia».

Dalla Cgia di Mestre arriva invece l’appello, lanciato dal coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo, che chiede al Governo «di intervenire con una misura economica shock di medio-lungo periodo di almeno 10 miliardi di euro, per evitare di scivolare verso una pesantissima recessione. I 3,6 miliardi annunciati oggi dal ministro Gualtieri sono insufficienti. Se l’Esecutivo crede di poter dilazionare nel tempo le misure si rilancio del Paese sbaglia. O si interviene subito, con una forte sterzata, altrimenti siamo destinati a scivolare verso una recessione pericolosissima». E sull’ immagine negativa “scesa” su una parte del Paese, prosegue: «Veneto e Lombardia non sono il lazzaretto d’Europa, basta con questo danno di reputazione che rischia di penalizzarci oltre misura. Siamo il motore del Paese: viviamo di turismo, di cultura, di bellezza, di tecnologie avanzate e di prodotti di altissima qualità. Se continuiamo ad essere additati come un popolo di appestati rischiamo l’emarginazione economica».

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