#CasaLavoro, Alberto Baban: «La nuova normalità ripenserà la globalizzazione»

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Alberto Baban, “imprenditore seriale” e già alla guida dei “piccoli” di Confindustria, analizza le conseguenze sulle catene di fornitura globali, per la rubrica “#CasaLavoro. Fare impresa ai tempi del Coronavirus”, una nuova sezione che venetoeconomia.it apre ai contributi di imprenditori e professionisti: come reagiscono le imprese di fronte alle nuove disposizioni del governo che riducono fortemente la mobilità per limitare il contagio da Covid 19?

Fare impresa ai tempi del Coronavirus. Per Alberto Baban, già presidente della piccola impresa di Confindustria, “imprenditore seriale” alla guida del club di investitori Venetwork, fondatore di Tapì e attivo nel re-startup di imprese come Maschio Aratri – cuore di un nuovo polo delle macchine agricole -, vuol dire guardare in faccia l’imprevedibilità di una globalizzazione che mostra il suo lato più fragile, alla ricerca di una «nuova normalità».

«Nelle imprese in cui sono direttamente interessato tutti i dipendenti rispondono in maniera cosciente e sanno di poter trovare un punto di riferimento in azienda» spiega Baban lunedì 9 marzo, giorno di entrata in vigore del primo decreto che ha ridotto la mobilità in tre province venete, e poche ore prima che entrasse in vigore il successivo Dpcm che ha esteso le misure a tutta Italia.

«Si è creata una grande distinzione tra le aziende di servizi, dove l’imperativo è lo smart working, e le aziende di produzione dove questo non è possibile in larga scala. Ma ciò che sta avvenendo è talmente eccezionale che le imprevedibilità non riguardano più tanto come ci si organizza internamente, ma come risponderanno i mercati e come si riuscirà a far transitare e vendere le merci in un tempo segnato da forti limitazioni, senza poter incontrare i clienti per discuterne di persona».

Baban ragiona allargando lo sguardo: «È aumentata in modo esponenziale la complessità – dice -, una complessità che ora colpisce principalmente l’Italia, ma presto ho l’impressione che non sarà più così». Conseguenze che si riflettono su supply chain, linee di fornitura, che formano una rete che si estende in ogni direzione sul globo.

«Per prima è stata colpita la Cina. L’idea di un mondo fortemente connesso e globalizzato ha visto come primo anello debole la supply chain, un contagio reale per la vita produttiva. È troppo presto per dire che, passata l’emergenza, le cose cambieranno in modo strutturale, ma intuitivamente ci sarà un ripensamento di questa fase di espansione globale che ha mostrato una grandissima fragilità: la globalizzazione amplifica tutto, le cose positive ma anche quelle negative. Accorciare la filiera ti dà la possibilità di aver più sotto controllo la situazione».

«Si apriranno delle discussioni importanti – dice Baban – tra una parte del mondo industriale che spingerà per accorciare le filiere, fatto che dà la possibilità di avere più sotto controllo la situazione, e policy maker e istituzioni. Il tema è la competitività, le nuove parole chiave emergenti sono normalità ed equilibrio. Tornare alla normalità diventa un fattore eccezionale».

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