Coronavirus, turismo veneto in ginocchio: disdette al 40% a Venezia, 35% ad Abano e Cortina

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L’allarme Coronavirus sta causando danni ancora tutti da calcolare al settore turistico veneto. Le disdette a Venezia, secondo i dati dell’Associazione Veneziana Albergatori, arrivano al 40%, ad Abano-Montegrotto superano il 35% (con perdite economiche sulla base della situazione attuale, di 100mila euro al mese), un mare di disdette in montagna (da Cortina a tutto il Bellunese) con punte del 90% in alcuni alberghi della regione. «Il danno economico attuale è nell’ordine dei miliardi di euro – spiega il presidente di Confturismo Veneto Marco Michielli – Dio non voglia che si debba considerare persa anche la stagione estiva».

L’assessore al Turismo della Regione Veneto Federico Caner, dopo un incontro con i rappresentanti regionali di Confturismo e Federalberghi, ha voluto rispondere alle preoccupazioni del settore, prima fra tutte quella legata ai posti di lavoro. «Ora, anche alla luce delle nuove osservazioni pervenutemi, posso lavorare con i miei colleghi di Giunta a interventi regionali a supporto delle imprese turistiche, e ancor di più farmi portavoce a livello nazionale con il Ministero e la Conferenza delle Regioni perché vengano prese tutte le misure necessarie a superare questo momento di difficoltà”.

Anche il presidente della Regione Luca Zaia ha voluto in queste ore sottolineare i rischi per un settore che in Veneto pesa per 18 miliardi di euro di fatturato. «Come abbiamo già chiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri in più occasioni – ha detto Zaia – sono indispensabili più fondi a sostegno delle imprese. Non soltanto: è indispensabile anche una campagna forte e penetrante di promozione internazionale dei nostri territori e di riqualificazione dell’immagine paradossale di quella che oggi viene fatta passare per una regione quasi appestata. Chiediamo misure straordinarie con rapidità e spero che il Consiglio dei Ministri se ne occupi già in questa settimana. Trovo, infatti, allucinante che ci siano paesi europei che mettono in quarantena i Veneti, i Lombardi e gli Emiliano-Romagnoli, quando non hanno regole sanitarie chiare neppure per i loro stessi cittadini. Questo nel momento in cui tutti siamo giustamente preoccupati perché consapevoli che ci troviamo di fronte ad un virus che dalla Cina è arrivato definitivamente non nel Veneto, non nel Nord Italia, non Italia, ma in Europa».

Andrea Fasulo

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