Coronavirus, in Veneto la prima vittima in Italia. Contagi a Vo' Euganeo e Dolo

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Coronavirus, la prima vittima italiana è un veneto, Adriano Trevisan, deceduto la sera del 21 febbraio all’ospedale di Padova. Trevisan, 77enne ex titolare di un’impresa edile, era ricoverato da 15 giorni all’ospedale di Schiavonia, nel Padovano, per diverse patologie, e solo il 21 febbraio si è avuta la conferma del fatto che aveva contratto il virus. Era uno dei due casi di persone risultate positive al virus Sars-Cov-19 a Vo’ Euganeo. L’altro, un uomo di 67 anni, è ancora ricoverato in rianimazione all’ospedale di Padova. I due frequentavano lo stesso bar dove giocavano a carte insieme.

Mentre in Lombardia il focolaio nel Lodigiano ha portato ad isolare le cittadine di Codogno e Castiglione d’Adda e un nuovo caso è stato confermato a Cremona, un terzo caso in Veneto è stato rilevato a Dolo, nel Veneziano. Si tratta di un uomo di 67 anni che ora, dopo un ricovero all’ospedale di Mirano e a quello di Dolo, si trova in rianimazione a Padova.

A Marghera si è riunita l’unità di crisi della Protezione Civile con i ministri dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e della Salute Roberto Speranza, quest’ultimo in collegamento da Roma. L’obiettivo è isolare per quanto possibile le aree interessate al contagio: attorno a Vo’ Euganeo verrà creato un cordone sanitario e tutti i cittadini, circa 3mila, saranno sottoposti a test.

Intanto l’ospedale di Schiavonia verrà progressivamente evacuato, e nella notte tra venerdì 21 e sabato 22 la Protezione civile ha montato 12 tende per un massimo di 96 posti all’esterno del nosocomio. Il personale sanitario e chiunque abbia frequentato l’edificio nei giorni scorso è sottoposto a test, e numerosi sarebbero i casi positivi.

«In via precauzionale abbiamo deciso di fa fare il tampone a tutti i cittadini di Vo’ Euganeo – ha detto Zaia -, a tutti coloro che si presenteranno nei ricoveri ospedalieri del Veneto con sintomi influenzali importanti come la polmonite o quant’altro».

Coronavirus, i timori per il turismo

Intanto cresce tra gli operatori la preoccupazione per l’impatto che l’eventuale diffusione del Coronavirus potrebbe avere sul settore turistico. Federturismo Confindustria e Confindustria Alberghi hanno sottoscritto il 21 febbraio insieme ai sindacati Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UilTucs-Uil un avviso comune su questo tema.

Le parti firmatarie chiedono al governo la convocazione di un tavolo o di un incontro congiunto per condividere i problemi del settore e individuare rapidamente misure specifiche a sostegno delle imprese e dei lavoratori. Il settore turistico rappresenta il 13% sul Pil e il 14,7% dell’occupazione in Italia.

Coronavirus, cosa fare in caso di dubbi o sospetti

In caso di dubbi o sospetti si può telefonare al numero 1500, mentre in casi di sintomi sospetti non bisogna recarsi in ospedale ma telefonare al 118. Per aggiornamento e informazioni ufficiali e verificate si possono consultare il sito del ministero della Salute o i suoi canali Twitter e Facebook costantemente aggiornati.

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