Unicredit, Veneto quarta regione per numero di sportelli. Ciambetti: «Tagli inaccettabili»

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Dopo la presentazione del piano di risparmi Unicredit presentato dall’ad Jean Pierre Mustier si calcola che saranno circa tra 5.500 e 6.000 le uscite di personale che il gruppo bancario farà in Italia. A stimarlo, dopo l’ufficializzazione del nuovo piano al 2023 del gruppo, sono fonti sindacali. Anche il Veneto rischia di essere colpito pesantemente, quarta regione in Italia per presenza di sportelli.

L’allarme viene dal presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti. «La notizia da parte dei vertici di Unicredit del taglio di circa 8.000 dipendenti e 500 filiali entro la fine del 2023 lascia estremamente perplessi, soprattutto nel nostro Veneto dove già il comparto ha dovuto subire le pesanti ristrutturazioni anche occupazionali a seguito del crack delle popolari». ha dichiarato Ciambetti commentando la notizia battuta dalle agenzie del piano di ristrutturazione annunciato da Jean Pierre Mustier.

«Il Veneto è la quarta regione italiana per la presenza di sportelli di Unicredit: 335 sportelli punto di riferimento di migliaia di correntisti e imprese, ma anche filiali in cui operano centinaia di lavoratori altamente qualificati. In un periodo in cui l’occupazione è un bene prezioso, parlare di tagli significa mettere in allarme centinaia di famiglie: le riorganizzazioni non vanno fatte sulla pelle dei lavoratori e a maggior ragione quando si sventolano bilanci con importanti riconoscimenti agli azionisti. Quegli utili sono anche il frutto del lavoro di tanti lavoratori e proprio per questo i tagli, così come sono stati prospettati, sono inaccettabili», sottolinea. «Confido che le affermazioni di Jean Pierre Mustier, il quale assicura una gestione socialmente responsabile dei licenziamenti e del taglio degli sportelli, trovino effettiva rispondenza nelle politiche della banca», conclude il presidente dell’assemblea veneta, «ma proprio questo impegno deve essere tenuto costantemente sotto controllo e non solo dalle organizzazioni sindacali o dal mondo della politica, ma dall’intero tessuto socio-economico veneto».

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