Export veneto a quota 46,6 miliardi (+0,9%). Preoccupa il rallentamento della Germania

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Sono ancora in crescita, nei primi nove mesi del 2019, i dati dell’export veneto sia nei settori a maggiore concentrazione di micro e piccole imprese (MPI), salite del +1,4%, a 20,2 miliardi di euro, che nel manifatturiero regionale (+0,9%) raggiungendo i 46,6 miliardi di euro. È quanto emerge dall’ultima rilevazione dell’Osservatorio di Confartigianato Imprese Veneto su dati ISTAT.

Pur nel segno positivo generale spicca però il rallentamento della Germania, prima destinazione dei prodotti veneti, calata nei nove mesi del -0,4%. Un dato costante -la Germania è calata in tutti e tre i trimestri-, ma soprattutto concentrato sui prodotti veneti top: -10,9% prodotti tessili, -8,7% prodotti di elettronica, -7,4% abbigliamento, -6,6% apparecchiature elettroniche e -6,4% articoli in pelle (comprese le calzature) e pelliccia.

Si consolida la crescita della quota di export manifatturiero veneto verso i Paesi dell’UE28 che raggiunge il 61,3%, con un aumento di +1,2% rispetto al medesimo periodo 2018. Le crescite più consistenti hanno riguardano l’export diretto in Spagna (+11,8%), Inghilterra con +5% e Francia (+4,2%). Nonostante tutto la Germania si conferma il principale Paese importatore Intra UE (13,1% dell’export manifatturiero veneto); segue la Francia, con il 10,7%.

Continua a soffrire invece l’Extra UE, solo in lieve aumento a livello regionale (+0,4%). Tra i principali paesi di sbocco, l’incremento più significativo ha riguardato l’India (+22,8%). Seguono Emirati Arabi (+12,4%), Canada (+9,7%) e Stati Uniti (+8,0%). Una crescita quest’ultima, pari a 297 milioni di euro in più, particolarmente significativa dato che gli Usa sono il prima paese extra UE per acquisto di beni veneti con quasi 4 miliardi di euro di valore nei primi 9 mesi.
Nel corso del periodo indicato sono diminuite sensibilmente le esportazioni manifatturiere verso la Turchia (-14,8%), la Cina (-13,2%) e Hong Kong (-6,4%). L’export diretto in Russia è rimasto invece stabile (0,6%).

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