In Veneto 500mila immigrati. Da loro quasi il 10% del Pil regionale

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Gli stranieri in Veneto sono 501.085, pari al 10,2% della popolazione totale. Tra questi gli occupati sono 238 mila, pari all’11,1% del totale, e si concentrano prevalentemente nei Servizi (40%), nella Manifattura (28%) e nella Ristorazione (13%). Ad essi si può ricondurre il 9,8% del Pil regionale, ovvero 14,3 miliardi di euro di Valore Aggiunto prodotto. È quanto emerge dalla fotografia scattata dal Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa, pubblicato con il contributo della CGIA di Mestre e con il patrocinio di OIM e MAECI.

In aumento anche l’apporto degli imprenditori stranieri, che rappresentano il 9,1% del totale imprenditori: dato in crescita negli ultimi dieci anni (+30,0%), in controtendenza con la diminuzione degli italiani (-12,0%). A livello fiscale, nel 2018 sono 419 mila i contribuenti nati all’estero residenti in Veneto. Essi hanno dichiarato mediamente 14.774 euro annui, circa 8 mila euro in meno rispetto alla media degli italiani. Ad essi comunque si possono ricondurre 872 milioni di euro di Irpef versata.

Le principali nazionalità sono presenti in Veneto da oltre 10 anni: oltre un quarto viene dalla Romania (127 mila). Seguono Marocco (46 mila), Cina (36 mila), Albania (34 mila) e Moldavia (32 mila). Verona è la provincia con più stranieri (110 mila), seguita da Padova e Treviso (rispettivamente 97 mila e 93 mila). A livello comunale, in termini assoluti il Comune con più stranieri è Venezia (38 mila), seguito da Verona e Padova. Osservando l’incidenza sulla popolazione residente, il primato spetta a San Bonifacio (VR) con il 18,9% e Mansuè (TV) con il 18,5%. Tra i Comuni capoluogo spicca Padova (16,4%). Sopra il 16% anche altri quattro Comuni: Lonigo (VI), Nogara (VR), Arzignano (VI) e Conegliano (TV).

Secondo Michele Furlan, Presidente della Fondazione Leone Moressa «l’aumento degli stranieri regolari evidenzia il potenziale del Veneto in termini di attrattività e integrazione. La presenza di lavoratori immigrati regolari è ormai stabile in Regione e porta un contributo economico imprescindibile. Questa componente va valorizzata in modo da creare sinergie con l’economia locale, evitando l’illegalità e la concorrenza sleale».

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