Verde, sostenibile, innovativa: nasce la città del futuro

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Creare città green e sostenibili con una grande attenzione alla biodiversità. Per farlo ci vogliono studi e innovazione, ma anche partecipazione da parte dei cittadini e sensibilità verso chi dovrà abitarci. Di questo hanno parlato gli ospiti del secondo appuntamento di “Innovation Stories. L’impresa del verde 2.0ciclo di incontri realizzati in collaborazione con VenetoEconomia che ha fatto tappa a Flormart 70, all’interno del Flormart Future Village che ospita startup, aziende e centri di ricerca.

La discussione è partita parlando di florovivaismo e il rapporto con la ricerca, con gli ospiti Daniela Romano della Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana e Gianluca Burchi di CREA Orticoltura e Florovivaismo – Pescia. Il secondo momento dell’incontro, chiamato “Smart City, Green City: esperienze dalle città intelligenti e verdi”, si è concentrato nel delineare le nuove frontiere della città green: ospiti Lorenza Gasparella e Maria D’Uonno dell’Università Iuav di Venezia, Davide Quaglia dell’Università degli Studi di Verona, Daniele Torreggiani dell’Università di Bologna e Giorgio Strappazzon di VSassociati. A concludere “Pratiche smart per il florovivaismo: tecnologie e nuovi processi” , ospiti Stefano Carosio di Unismart Padova Enterprise, Francesco Marinello dell’ Università di Padova, Silvia Croce di Eurac, Maria Grazia Scarpa dell’Università degli Studi di Sassari e Michele Scotton di Unismart Padova Enterprise.

«Sono tre le parole chiave per descrivere il florovivaismo di oggi e del domani – spiega Daniela Romano della Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana-. La prima è multifunzionalità: possiamo limitarci a considerare il florovivasimo come una cosa estetica, ma anche senz’altro anche la possibilità di coltivare piante: hobbistica, piante alimentari, edible garden. Questo discorso si può espandere ad un livello etico, che risponde perfettamente alla mutifunzione, pensiamo all’agricoltura sociale, orticoltura terapeutica: il contatto con la natura permette inserire soggetti svantaggiati in aziende agricole. La seconda parola è sostenibilità: la Società agricola americana afferma che l’agricoltura diventa sostenibile quando si assicura il reddito e le esigenze, ma anche quando non danneggiamo la natura e rispettiamo la biodiversità. L’ultima parola è floricoltura 4.0. Siamo ormai totalmente immersi in questa nuova realtà: agricoltura di precisione, tecnologie informatiche applicate all’agricoltura sono diventate un must. Se le nostre aziende vogliono vivere devono innovare, per diventare più competitive».

«Una città smart non può che essere una città verde – sottolinea Daniele Torreggiani dell’Università di Bologna -, la natura ha un ruolo fondamentale, migliora la salute, contribuisce a migliorare la società e il benessere dei cittadini. Il green non può mancare in una città smart, deve avere un ruolo sempre più in primo piano, non può essere misurato solo in quantità, ma soprattutto in qualità.  Rendere una realtà cittadina più verde non è solo un costo ma anche un investimento: una rivoluzione culturale. L’innovazione in questo settore ha fatto molti passi avanti: ci sono tecnologie che gestiscono il verde come sensori, geotecnologie per capire quanto verde è accessibile, geotagging che permette ai cittadini di diventare sentinelle del verde, tecnologie che simulano come il verde impatta negli ambienti. Tutte queste tecnologie vanno usate al meglio, ed è di vitale importanza collaborare per far diventare le città più green e più smart».

«Il mio capitale verde è un progetto quinquennale, impossibile senza un approccio multidisciplinare – spiega Giorgio Strapazzon di VSAssociati -. Abbiamo coinvolto il comune di Verona in un progetto per regolare cittadini o enti che hanno a cuore la città. Verde come valore, ma non solo come valore etico, ma anche valore fisico. Si è concretizzato in due azioni: piantumazione di nuovi alberi, con un processo collegato alla università, prima un albero per ogni facoltà, ora uno per ogni corso. Abbiamo anche coinvolto anche la cittadinanza, con una semplice applicazione che permette all’utente di mappare quali e quanti alberi sono in una determinata zona della città: in poche parole aiutare il censimento arboreo. Per ora siamo l’unico esempio di affidamento alla cittadinanza di questo processo».

«Il nostro progetto si chiama Smart parks – spiega Lorenza Gasparella di Iuav Venezia -, e andrà avanti per un anno. Abbiamo coinvolto l’università che deve collaborare con imprese, associazioni di categoria e cooperative. Abbiamo organizzato doposcuola per ragionare attorno ai parchi gioco, e capire in che modo renderli più smart (specific, measurable, achievable, realistic e time correlated), intelligenti e altamente tecnologiche. Questo ha individuato alcuni esempi usati per capire come si sta innovando: una dei punti emersi è l’aumento della biodiversità. Abbiamo capito che la maggiore variabilità topografica, la  ricchezza delle componenti vegetali e la presenza d’acqua sono i tre elementi più ricorrenti».

«Noi puntiamo direttamente sulle piante – sottolinea Grazia Maria Scarpa dell’Università degli Studi di Sassari. Il progetto, nato in collaborazioni con studenti di un istituto  egiziano in viaggio studio, vede il rinnovamento di un’area verde vicina un casa di riposo. Il progetto diventa difficile nel momento che molti ospiti hanno diverse malattie e problemi motori. Ora c’è un’area verde piatta con alcuni ulivi, dove gli ospiti trascorrono già tempo spontaneamente, ma l’ingresso è in pendenza che rende difficile arrivare al parco. Il nostro progetto prevede dei percorsi curvilinei, morbidi, di modo che chiunque entri non si senta mai chiuso, senza angoli e in cui la struttura ricettiva è sempre visibile. Ci saranno delle piante scelte che stimolino i 5 sensi, che attirano piccoli animali che aiutino la biodiversità a prosperare. Carrubi, aranci, roseti racconteranno antiche storie e risveglieranno piacevoli ricordi nei pazienti. In tutto questo saranno presenti giochi semplici per bambini e stimolanti per adulti, progettati con un team di fisioterapisti».

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