Medici neo-laureati in corsia, Zaia tiene duro. «Scelta necessaria»

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Sui medici neo-laureati in corsia il governatore del Veneto, Luca Zaia, tiene duro. «Aspettiamo i ricorsi e vedremo». dopo aver autorizzato in marzo l’assunzione di camici bianchi in pensione, la Regione a Ferragosto ha pubblicato una delibera per l’assunzione di 500 giovani laureati non specializzati per sopperire i “buchi” in corsia. Una scelta stigmatizzata da sindacati e associazioni di medici. Ma soprattutto bocciata sonoramente dai presidenti delle Scuole di Medicina degli atenei di Padova e Verona. «L’assunzione dei 320 medici non specializzati da introdurre nell’area del Pronto Soccorso e dei 180 da inserire nell’area della Medicina internistica è destinata a determinare un duplice effetto negativo: abbassa la qualità dell’assistenza ai cittadini specialmente in aree critiche nelle quali la preparazione e la competenza professionale sono quanto mai necessarie, e preclude ai giovani laureati qualsiasi possibilità di carriera, impiegandoli a tempo indeterminato ma di fatto con una precarietà legata alle incertezze sull’inquadramento contrattuale e sulle modalità di copertura assicurativa – hanno infatti scritto Mario Plebani dell’Università di Padova e Domenico De Leo di Verona – Queste delibere, difatti, sono in evidente contrasto con i dispositivi della direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo in tema di scuole di specializzazione ed impedirebbero ai futuri medici di ottenere un titolo abilitante all’esercizio della professione in tutti i Paesi europei. Nel comunicato stampa, la Regione Veneto sottolinea che queste delibere “coraggiose” sono il risultato di mesi di lavoro. Ebbene, in questi mesi la Regione non ha mai incontrato e discusso questa specifica tematica con le Università di Padova e Verona, che pure avevano dato al riguardo la più ampia disponibilità».

In attesa dei ricorsi, Zaia si mostra fiducioso. «Stiamo parlando di medici laureati e abilitati. Il mansionario prevede possano fare un sacco di attività. Non siamo contro le specializzazioni: anzi, dovremo aumentare sempre più le borse di studio. Ma in assenza di medici specializzati, abbiamo la necessità di inserire questi medici. Che coadiuveranno per i lavori di base come accade sempre per chi fa la gavetta». «Il dato nazionale – ha continuato Zaia – è che mancano 56mila medici specializzati. In Veneto sono circa 1300: per me è un problema reale. Solo nei pronto soccorso del Veneto ne mancano 315».

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