Bonifiche: 5 mln per l'ex C&C di Pernumia, 6 per l'ex Galvanica Pm

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Un’area sotto sequestro da parte della magistratura da 14 anni, dal lontano 2005, un capannone che contiene cumuli di rifiuti tossici in attesa di essere bonificati. È la storia della ex C&C di Pernumia, in provincia di Padova, al centro di una complicata vicenda giudiziaria sotto lo sguardo preoccupato e vigile dei comitati di cittadini preoccupati per la salute.

Ora potrebbe arrivare una soluzione almeno parziale: la seconda commissione del consiglio regionale del Veneto ha infatti stabilito il 29 agosto 2019 di stanziare 5 milioni di euro in favore di Veneto Acque, società in house della Regione, per intervenire nella bonifica del sito contaminato.

Altri 6 milioni di euro sono stati invece assegnati al comune di Tezze sul Brenta, in provincia di Vicenza, per attuare la bonifica del sito Ex Galvanica PM – nota anche come Tricom Galvanica -, altra storia di inquinamento che si trascina da anni, con le falde acquifere a rischio inquinamento da cromo esavalente.

Lo stanziamento deriva dalla riallocazione di 22 milioni di euro di finanziamenti della Legge speciale per Venezia di compentenza regionale, che vengono destinati al «finanziamento di una serie di interventi selezionati in coerenza con gli obiettivi del programma per il risanamento della Laguna di Venezia e del suo Bacino Scolante».

Per far fronte alle esigenze connesse all’esecuzione di ulteriori interventi emergenziali per la messa in sicurezza e la bonifica ambientale in siti inquinati ricompresi nel territorio del Bacino Scolante nella Laguna di Venezia, è stata individuata una dotazione finanziaria di oltre 5,8 milioni di euro per l’attuazione di opere prioritarie ed indifferibili. Tra gli altri interventi illustrati in Commissione, l’assegnazione ad Arpav di uno specifico finanziamento di 600mila euro finalizzato al monitoraggio dello stato ecologico e chimico dei corpi idrici della Laguna di Venezia e del Bacino Scolante, in relazione alle nuove emergenze ambientali correlate ai cosiddetti “inquinanti emergenti” (come Pfas, fitofarmaci, microplastiche, Pdbe).

Foto: comitatososcec.altervista.org

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