Sostenibilità e Agenda 2030: la filiera ecosistenibile

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Pubblichiamo la sintesi del workshop “Sostenibilità e agenda 2030: la filiera ecosostenibile”, uno dei 5 gruppi di discussione che si sono riuniti durante l’incontro “L’impresa dell’innovazione sociale” l’11 giugno a Padova.

Il 25 settembre 2015 i 193 Paesi che fanno parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite adottano la risoluzione dell’Assemblea Generale numero 70/1, Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Si tratta di un documento programmatico in cui si riconosce l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo. Esso si struttura in 17 obbiettivi (Sustainable Developmente Goals, SDGs), e nella premessa si fa riferimento alle 5 P: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership, evidenziando il concetto di interconnessione e complessità. L’Agenda 2030, trasferendo una visione strutturale e politica della questione del cambiamento verso uno sviluppo sostenibile, rappresenta un passo fondamentale nell’impegno comune.

Come declinare le questioni di sostenibilità a livello locale? Un elemento su cui si sta concentrando l’attenzione è quello delle relazioni, da cui derivano i beni relazionali, definiti operativamente come quei legami dove è presente contemporaneamente la reciprocità diretta e un movente molto tendente all’incondizionalità. Essi, infatti, si stanno proponendo come un ‘fattore abilitante’ in grado di supportare e innescare percorsi virtuosi legati a pratiche di innovazione sociale e sostenibilità integrata.

Gli individui non sono agenti isolati, ma vivono in gruppi, famiglie, comunità con le quali condividono tratti della vita. Tale radicamento sociale in reti di relazioni produce esiti di allargamento delle motivazioni, rispetto a finalità strettamente utilitaristiche, verso l’arricchimento delle relazioni, con imprevisti esiti, più ricchi della semplice somma degli elementi singoli.

In questa prospettiva, le “risorse sociali” di un individuo sono, da un lato, il reticolo sociale nel quale si trova inserito e, dall’altro, quelle stesse risorse che l’individuo attraverso contatti diretti e indiretti riesce a mobilitare. Un buon esempio è il Distretto di Economia Solidale OltreConfin: una serie di aziende agricole che stanno cominciando a pensarsi come un sistema unitario. Tali aziende hanno forti comunanze che ruotano intorno alla scelta del biologico e all’attenzione a “come” ci si prende cura della terra e una opzione culturale forte, che pensa l’attività agricola come un’attività culturale.

Sono aziende molto diverse tra loro che hanno attivato e messo in rete tre generazioni di imprenditori: la generazione dei pionieri, che ha cominciato a investire su un nuovo modo di fare impresa e di valorizzare la terra, già trent’anni fa; le imprese a forte vocazione innovativa che hanno investito soprattutto sul prodotto biologico, come chiave per proporre un cambiamento di cultura e di conservazione del paesaggio; la nuova generazione di “contadini colti”, che ha fatto del ritorno alla terra una scelta forte e radicale di vita e che ha assunto l’iniziativa di rinsaldare e corroborare le reti e i legami delle generazioni precedenti.

Fabio Pranovi
Professore associato Università Ca’ Foscari Venezia
Delegato del rettore alla Sostenibilità

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