Quando la criminologia si applica all'esplorazione spaziale

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Criminologia e Università, un legame sempre più stretto. Come dimostra, ad esempio, il master dell’Ateneo Patavino «Criminologia critica e sicurezza sociale. Devianza, istituzioni e interazioni psicosociali», che ha lo scopo di fornire una approfondita conoscenza delle tematiche relative alla produzione di fenomeni devianti e alla loro costruzione sociale, nonché dei processi di controllo sociale che determinano le attuali forme di gestione della devianza.

Intanto un inedito protocollo scientifico volto a salvaguardare gli astronauti che si trovino impegnati in missioni spaziali caratterizzate da una lunga durata e indirizzate oltre l’orbita lunare, come ad esempio quella prevista nell’agenda della NASA verso Marte o asteroidi di tipologia NEA, è stato pubblicato sulla rivista accademica di Scienze Chimiche in peer-review, dell’ Università degli Studi di Firenze SUBSTANTIA: “An International Journal of the History of Chemistry”, nella sezione Research -Vol.2, n. 2, pag.73-80, Firenze University Press, 2018.

Il Journal accademico SUBSTANTIA è curato dal Dipartimento di Chimica dell’ Università degli Studi di Firenze e edito dalla medesima Università. Il protocollo è stato ideato dai Professori Vincenzo Lusa (Fellow dell’American Academy of Forensic Sciences) e Annarita Franza e si focalizza  sugli studi inerenti al Neurocrimine che per la prima volta sono applicati all’esplorazione spaziale. In particolare, il protocollo, in modalità del tutto innovativa, si basa sullo studio di alcuni processi penali dibattuti in Italia e incentrati sulle Neuroscienze forensi e la Genetica comportamentale. In tali casi giudiziari, gli imputati sono stati riconosciuti parzialmente incapaci di intendere e di volere, a seguito di perizie giudiziarie, in virtù di certune anomalie riscontrate nel loro encefalo, e alla presenza, nel loro genoma, di alcuni alleli (forma alternativa di un gene) in grado di predisporre e provocare in costoro atti caratterizzati da estrema violenza come risposta ad agenti stressori.

La NASA non ha mai compiuto tali accertamenti sui propri astronauti e il riscontro di tali anomalie cerebrali, nonché la presenza dei suddetti neuro marcatori biologici predittivi del comportamento criminale, potrebbe rivelarsi essenziale (o fatale nel caso essa non sia attuata) nel momento in cui gli astronauti, che siano portatori inconsapevoli delle suddette disfunzioni biologiche e anatomiche, si trovino per lunghi periodi lontani dalla Terra e in balia di avvenimenti ignoti o sottoposti ad alti livelli di stress che potrebbero in loro ingenerare atti violenti e difficilmente incontrollabili, mettendo in pericolo i membri degli equipaggi; deve essere presa altresì in considerazione anche l’interazione che viene a crearsi tra i cosmonauti e i nuovi ambienti ove i predetti si troverebbero a operare.

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