World Social Work Day: a Venezia i cambiamenti del lavoro nel sociale

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Promuovere l’importanza dei rapporti umani. Questo è stato il focus del World Social Work Day, l’appuntamento organizzato il 19 marzo 2019 dall’Ordine degli Assistenti sociali del Veneto e dagli atenei veneti che ogni anno permette di dare evidenza a come sta cambiando il lavoro sociale. Mirella Zambello, presidente dell’Ordine, ha sintetizzato così il senso dell’incontro: «Mettere al centro le relazioni ci permette di rilanciare il lavoro del servizio sociale di comunità, perché le nostre comunità sono un insieme di relazioni». Protagoniste dell’evento sono state le tante buone pratiche che stanno tracciando una linea nuova per il welfare in Veneto.

All’Aula Magna “G. Cazzavillan” della sede di San Giobbe dell’Università Ca’ Foscari a Venezia, il Magnifico Rettore Michele Bugliesi ha aperto l’incontro: «L’Università – ha spiegato – è chiamata a partecipare alla comprensione dei megatrend che attraversano il mondo di oggi: le grandi trasformazioni demografiche, le trasformazioni del lavoro connesse all’automazione, le dinamiche economia globale. Tutti questi elementi sono profondamente destabilizzanti per segmenti sempre più ampi della popolazione. Spesso la politica individua risposte che fanno leva sul senso di insicurezza per guadagnare consenso, soluzioni che indicano come emergenziali fenomeni che emergenza non sono. Le politiche dovrebbero tendere invece a essere anticipatorie, andare a monte dei fenomeni per puntare a strategie che guardino alla prevenzione. Ecco che il vostro compito – ha aggiunto, rivolgendosi ai professionisti del Servizio sociale – deve essere anche quello sollecitare gli attori istituzionali per aiutarli a comprendere il senso e il valore di politiche che siano anticipatorie».

«Le relazioni sono una chiave cruciale del lavoro sociale – ha detto Mirella Zambello, presidente dell’Ordine degli Assistenti sociali del Veneto – e attraverso le collaborazioni con il Terzo Settore e con la rete istituzionale – Comuni, Anci, Asl, Regione Veneto e sedi universitarie – ne abbiamo prova continua: sono fondamentali per innovare le modalità operative e potenziare la presenza degli assistenti sociali che attualmente non sono in numero sufficiente nella rete dei servizi». Anche il nuovo Piano regionale di contrasto alla povertà segue questa linea: «Prevede – sottolinea Zambello – il potenziamento del lavoro multidisciplinare con nuclei operativi di ambito e il collegamento alle politiche socio-sanitarie. Questo ritorno alle politiche di integrazione tra i servizi lo sosteniamo convintamente».

Le buone pratiche

Due famiglie di Sarcedo e Monteforte d’Alpone e una piccola comunità di sacerdoti a Cassola: sono queste le prime tre realtà che, in Veneto, hanno deciso di aprirsi all’esperienza dell’affido di minori stranieri non accompagnati proposte dal progetto Terreferme.

L’iniziativa, attivata da Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA) e Unicef, mette in connessione minori non accompagnati accolti nelle strutture di prima accoglienza in Sicilia con famiglie in Veneto e Lombardia.

Dopo un lungo lavoro di progettazione, nel marzo del 2018 ha preso il via la formazione per gli operatori e per famiglie interessate a esplorare questa nuova possibilità, aperta con la legge Zampa del 2017 che prevede per i minori, sempre nell’ambito del sistema SPRAR, la via dell’affido come risposta alternativa alla seconda accoglienza in comunità.

Ti potrebbe interessare