Pfas, Greenpeace accusa: «Provincia e Arpav sapevano da anni»

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Secondo l’associazione ambientalista Greenpeace, la Provincia di Vicenza e l’Arpav, l’agenzia per la protezione ambientale del Veneto, sapevano da anni dell’inquinamento da Pfas delle falde acquifere sotto la fabbrica Miteni di Trissino. Ma non avrebbero preso provvedimenti per fermarlo.

L’accusa è contenuta in un rapporto, intitolato “Le verità sul caso PFAS: come la popolazione veneta è stata condannata ad anni di grave inquinamento”, che si può leggere a questo link. Il rapporto si basa sull’annotazione di polizia giudiziaria redatta dal Comando dei carabinieri del Noe di Treviso, acquisito da Greenpeace a seguito della chiusura delle indagini relative al procedimento penale sull’“inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) nelle province di Vicenza, Padova e Verona” (n. 1943/16).

Per quanto riguarda la Provincia, questa, tramite il suo ufficio ambiente, aveva coordinato dal 2003 al 2009 il “progetto Giada”, finanziato con fondi europei. Progetto nell’ambito del quale erano stati effettuati diversi monitoraggi ambientali, da cui era emerso un notevole incremento della concentrazione di Benzotrifluoruri (Btf) nelle falde acquifere tra Trissino e Montecchio Maggiore. Ma, secondo il Noe, la Provincia non avrebbe nemmeno inoltrato formalmente questi dati all’Arpav.

Per quanto riguarda l’Arpav stessa, Greenpeace, riportando la documentazione del Noe, afferma che avrebbe potuto far emergere l’inquinamento già nel 2006. In quell’anno l’agenzia regionale per l’ambiente intervennero presso la barriera idraulica istallata nel sito di Miteni nel 2005.

«Arpav in documenti ufficiali – si legge nel rapporto di Greenpeace – ha sostenuto che solo nel luglio 2013 Miteni avrebbe provveduto ad allineare un filtro a carbone vergine “di fatto cercando di creare una barriera idraulica atta a contenere la dispersione della contaminazione”. Tuttavia la nota del Noe rivela che già in data 13 gennaio 2006 personale di Arpav Vicenza operava direttamente sulla barriera idraulica di Miteni per chiudere/sigillare i contatori dei pozzi collegati alla barriera stessa».

Il report prosegue affermando che «gli investigatori sono arrivati a formalizzare nero su bianco che si tratta di “volontà dei tecnici Arpav di non voler far emergere la situazione” di inquinamento indicando a sostegno di tale tesi che, se a seguito della citata ispezione del gennaio 2006 (sulla barriera idraulica allora esistente) i tecnici di Arpav avessero segnalato la cosa ed effettuato le verifiche del caso “la bonifica sarebbe potuta partire già da quella data”».

Per Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, «quanto emerge dal documento del Noe è gravissimo ma non ci risultano ulteriori filoni di indagine aperti dalla procura di Vicenza a carico degli enti pubblici coinvolti. Ci auguriamo che la procura agisca in fretta per definire un quadro chiaro ed esaustivo delle responsabilità e dei responsabili». Da parte della Provincia di Vicenza e della Regione Veneto non sono giunti commenti.

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